Entro il 2022, in Europa i costi di autoproduzione e accumulo raggiungeranno quelli dell'elettricità acquistata in rete. Prima tappa di un percorso che potrebbe lasciare al buio l’industria energetica tradizionale
(Rinnovabili.it) – La transizione energetica ha messo radici nei principali mercati mondiali e le utility di settore sono le prime ad avvertirne gli effetti. L’aumento delle fonti rinnovabili e della micro generazione distribuita sta mettendo sotto pressione i ricavi dell’industria energetica tradizionale: riuscire a stare al passo con questo cambiamento è un fattore discriminante per il futuro del mercato. A spiegarne il perché è EY in una nuova analisi sul mondo Power & Utilities.
“La maturazione delle tecnologie rinnovabili, la proliferazione delle risorse energetiche distribuite, il calo del costo dello stoccaggio a batterie e il cambiamento e responsabilizzazione dei comportamenti dei consumatori stanno trasformando il modo in cui produciamo, usiamo, valutiamo e scambiamo elettricità”, spiega la società. Una trasformazione di cui le società di servizi sono consapevoli da tempo ma che si avvicina oggi, sempre più, a tre sfidanti punti di non ritorno: la grid parity dell’autoconsumo in Oceania ed Europa, il “pareggio” dei veicoli elettrici con quelli tradizionali, il superamento dei costi di trasporto dell’elettricità su quelli di autoproduzione e stoccaggio negli USA. “Questi tipping point segnano quando tutto cambia per le utility”.
La transizione energetica chiede alle utility di rinnovarsi
Gli analisti di EY hanno assegnato una data specifica ad ognuno di questi tre elementi. In base alle attuali condizioni di mercati, stimano, ad esempio, che nel Vecchio Continente i costi di autoproduzione e accumulo raggiungeranno quelli dell’elettricità acquistata entro il 2022. Ossia ben 10 anni in anticipo rispetto agli Stati Uniti. Il mercato a stelle e strisce dovrà aspettare infatti fino al 2042 prima di poter parlare di “parità di rete” e anche in quel caso non si tratterà di un fenomeno generale ma di un elemento regionalizzato.
I veicoli elettrici potrebbero diventare mainstream in tutti i mercati entro il 2025 – si legge ancora nel report – dal momento che costi delle batterie e prestazioni delle e-car saranno per allora in perfetta competizione con le auto tradizionali.
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“Mentre le tendenze e le tempistiche variano tra mercati e aree geografiche – commenta Benoit Laclau di EY – la ricerca mostra chiaramente che il conto alla rovescia verso un nuovo futuro energetico sta accelerando più velocemente di quanto previsto”. È probabile anche che i consumatori prendano sempre più le redini della produzione e dell’offerta di energia con l’emergere dei cosiddetti “prosumer”. Tutto ciò avrà un profondo impatto sull’industria energetica.
Creando una maggiore complessità nell’integrazione e gestione delle fonti distribuite. Le utility affronteranno maggiori problemi prestazionali, oltre a costi crescenti per mantenere la rete.
In combinazione con la rapida diminuzione del costo delle tecnologie di autogenerazione, accelererà anche la defezione dei consumatori dalla rete consentendo ai concorrenti non tradizionali di sottrarre quote di mercato e mettendo così sotto pressione il modello di business tradizionale alla base delle utility. Secondo EY, il mercato dovrà essere trasformato digitalmente poiché l’energia diventa sempre più esigente, locale e dinamica, e richiede un maggiore intervento a livello di distribuzione per gestirne la qualità. Non riuscire a tenere il ritmo con questo cambiamento potrebbe significare per il settore fino a 67 miliardi di dollari di ricavi a rischio ogni anno entro il 2050.