Rinnovabili • Rinnovabili •

Utility e fonti fossili, un amore che non premia

Le grandi aziende di servizi, quotate in borsa, sono ancora fortemente dipendenti dai combustibili fossili. Un fattore che aumenta il rischio di forti perdite finanziarie

Utility e fonti fossili, un amore che non premia

 

(Rinnovabili.it) – Accelerare il passaggio dalle energie inquinanti a fonti più pulite non è più una questione prettamente ambientale. Ritardi e ostacoli nel percorso di decarbonizzazione potrebbero danneggiare finanziariamente le stesse imprese energetiche e i loro investitori.

Un rischio approfondito nel nuovo rapporto di Carbon Disclosure Project (CDP) che indaga l’operato di 14 grandi utility europee quotate in borsa, parliamo di società del calibro del gruppo ceco CEZ, della spagnola Endesa e dell’italiana Enel: aziende – si legge nel documento – che oggi stanno mettendo seriamente in pericolo i propri guadagni affidandosi ancora troppo alle fonti fossili.

 

E, cosa non da poco conto, sono completamente fuori dalla traiettoria inseguita dall’Accordo su clima di Parigi. Gli autori stimano che le 14 società supereranno il loro budget di carbonio (ossia la quota massima di CO2 che possono emettere per mantenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C) del 14% tra il 2015 e il 2050. Questo significa un totale di 1,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica.

 

“Siamo ancora molto lontani avere un settore utility in grado di soddisfare l’obiettivo dei due gradi”, spiega Rick Stathers di CDP. Secondo l’ONG, il settore è responsabile di un quarto delle emissioni globali di carbonio e deve ridurre questo volume di oltre due terzi entro il 2030 per poter essere in linea con gli obiettivi climatici fissati dal COP21. Tuttavia, quasi la metà delle grandi utilities europee genera almeno il 20 per cento dell’energia ancora dal carbone. Inoltre, il 51% della nuova capacità di generazione termoelettrica è progettata in zone caratterizzate da forte o fortissimo stress idrico, creando seri rischi di continuità per le operazioni.

 

Elementi che non sfuggono ai grandi investitori: sono sempre più le realtà come il PKA, il Nordea Asset Management o il Fondo sovrano della Norvegia che stanno disinvestendo dalle aziende legate alle fonti fossili, spaventate dall’esposizione al rischio ambientale.

“L’ultimo anno ha visto un cambio di passo nel sostegno e nell’impegno verso politiche a basse emissioni di carbonio, ma l’industria rimane fortemente dipendente dai combustibili fossili per soddisfare le esigenze elettriche”, ha aggiunto Paul Simpson, CEO di CDP. “I prezzi di mercato dimostrano invece che le rinnovabili come l’energia eolica e il solare stanno raggiungendo maggiori competitività di costi e le utility dovrebbero cercare di capitalizzare la forte crescita che si prevede per queste tecnologie”.

Secondo la relazione, Endesa, RWE e CEZ sono le aziende di servizi pubblici in Europa più indietro nella transizione verso un’economia verde. Avanti nella classifica sono invece Verbund, Iberdrola, Fortum ed Enel.