Nel progetto di Unione dell’Energia inviato agli Stati membri, la Bruxelles non prevede multe per chi non rispetta gli obiettivi. Giusto o sbagliato?
(Rinnovabili.it) – I piani per l’Unione dell’Energia hanno una falla non indifferente secondo gli ambientalisti: nessuna sanzione è prevista per gli Stati membri che non raggiungono gli obiettivi su clima e rinnovabili fissati per il 2030. Il discussion paper della Commissione Europea sul tema doveva essere reso pubblico il 15 luglio, come si nota dalla data sulla bozza. Ma EurActiv ha ottenuto le carte in anticipo, pubblicandole e scatenando la reazione degli attivisti verdi.
Essi sostengono che qualunque sistema di governance che manchi della componente sanzionatoria – come l’avvio di una procedura di infrazione – sia un sistema zoppo. L’Unione dell’Energia riguarderà una serie di settori, dall’energia ai trasporti alla ricerca e innovazione, ma anche la politica estera, la politica regionale, il commercio e l’agricoltura.
Presto i governi dovranno presentare i piani nazionali di adeguamento a questo progetto di unione energetica, e poi la relazione semestrale sullo stato dell’arte. Tutti questi dati verranno raccolti e pubblicati in un report annuale, spiega il paper della dell’esecutivo europeo. Il documento, indirizzato ai funzionari pubblici dei dipartimenti nazionali che si occupano di clima ed energia, è un primo passo verso la creazione di una cornice di governance. Stabilisce obiettivi, strumenti possibili e aree di dibattito con lo Stato membro.
In nessuna di queste sezioni del documento, tuttavia, si accenna ad eventuali sanzioni per il governo che non rispetta gli impegni. Mentre l’obiettivo del 40% di riduzione delle emissioni è vincolante a livello nazionale, gli obiettivi del 27% di efficienza energetica e rinnovabili non lo sono. I target 2020, lo erano, e servivano ad avviare eventuali procedure di infrazione nel caso quelle degli Stati membri si rivelassero promesse da marinai.
In ogni caso, l’avvio di procedure di infrazione è proseguito anche dopo le direttive 2001 e 2009 sulle rinnovabili, che non prevedevano sanzioni. Infatti, la Commissione ha iniziato a multare gli Stati per non aver adottato tutte le misure necessarie per raggiungere l’obiettivo, non per averlo mancato.