Francia, Olanda, Irlanda, Regno Unito, Lussemburgo e Polonia difficilmente raggiungeranno il 20% dei consumi energetici da fonti rinnovabili secondo il report della Corte dei conti Ue.
L’Italia e altri 10 Paesi comunitari hanno già superato l’obiettivo europeo a medio termine di consumi da rinnovabili
(Rinnovabili.it) – L’Ue deve utilizzare più energia eolica e solare: è quanto si evince dalla relazione della Corte dei conti europea sulla prossimità agli obiettivi di consumo energetico da fonti rinnovabili dei Paesi membri. Secondo il report, 6 Stati europei rischiano seriamente di non raggiungere gli obiettivi fissati per il 2020 (almeno il 20% dei consumi energetici nazionali garantito da fonti rinnovabili), mentre altri 11 sono prossimi all’obiettivo, ma necessitano comunque di un ulteriore salto in investimenti e diffusione di impianti “verdi”.
Francia, Olanda, Irlanda, Regno Unito, Lussemburgo e Polonia sono i 6 Paesi che molto probabilmente non riusciranno a raggiungere il 20% di consumi da fonti rinnovabili per la fine del prossimo anno. Secondo il report della Corte dei conti, ognuno di questi Stati dovrebbe aumentare di oltre il 4% annuo la propria dipendenza da fonti rinnovabili per rientrare nell’obiettivo comunitario; una crescita di difficile attuazione se si considera che in Francia, ad esempio, dove le rinnovabili rappresentano ad oggi il 16,3% del mix energetico, la crescita è stata lentissima negli ultimi 15 anni (il report parla di +0,5% annuo a partire dal 2005).
Altri 8 Paesi (Belgio, Germania, Spagna, Cipro, Malta, Portogallo, Slovenia e Slovacchia) dovrebbero aumentare l’utilizzo di rinnovabili in una percentuale tra il 2% e il 4%, mentre 11 Paesi membri (Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Croazia, Italia, Lituania, Ungheria, Romania, Finlandia e Svezia) hanno già superato quota 20% di rinnovabili nel mix energetico.
Anche grazie all’impegno degli Stati che hanno già raggiunto l’obiettivo a medio termine, la percentuale media di energia da fonti rinnovabili utilizzata in Ue tocca quota 17,5%, quasi il doppio rispetto al 2005, quando si attestava al 9,1%. A sollevare la media europea ci pensano gli altissimi tassi di energia rinnovabile di Paesi come la Svezia, che tocca la percentuale record del 54,5%, a controbilanciare i risultati negativi di altri Stati membri come Lussemburgo e Olanda, fanalino di coda dell’Unione con rispettivamente il 6,4% e il 6,6% di consumi nazionali garantiti da fonti rinnovabili.
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Il report della Corte dei conti registra anche l’andamento del mercato rinnovabili in Europa: dopo una forte espansione tra il 2005 e il 2014, il vecchio continente ha visto una sostanziale contrazione, dovuta soprattutto al ridimensionamento delle sovvenzioni per le nuove installazioni.
La Corte ha rilevato che, in diversi casi, i primi regimi di sostegno erano stati eccessivamente sovvenzionati, risultando in prezzi dell’energia elettrica più alti e maggiori disavanzi pubblici. Dopo il 2014, quando gli Stati membri hanno ridotto il sostegno finanziario per alleggerire l’onere gravante sui consumatori e sui bilanci nazionali, la fiducia degli investitori è diminuita e si è verificato un rallentamento del mercato.
Di qui, il sostegno della Corte dei conti all’organizzazione di aste per assegnare capacità di produzione aggiuntiva da rinnovabili, per determinare il prezzo di offerta e promuovere la partecipazione dei cittadini all’economia verde e incrementare gli investimenti.
Ma occorrono anche maggiori sforzi in sistemi di monitoraggio e statistici affidabili, nella creazione di strumenti finanziari che favoriscano la realizzazione di infrastrutture di rete e per semplificare le procedure e i permessi di costruzione. Insomma, un impegno a tutto tondo per evitare che l’Europa del futuro, quella proiettata all’obiettivo del 32% medio di utilizzo di rinnovabili per il 2030, non viaggi a due o più velocità sul tema della sostenibilità energetica.
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