Secondo il report del think tank Sandbag, il consumo dell'oro nero per la generazione elettrica sarebbe in forte calo quasi ovunque in Europa, sostituito sempre più da fonti rinnovabili e gas naturale.
Sugli scudi le prestazioni di Irlanda e Francia dove il consumo di carbone per la generazione elettrica è calato del 79% e 75%
(Rinnovabili.it) – La generazione elettrica alimentata a carbone in Europa è calata del 19% nei primi 6 mesi del 2019: secondo i dati forniti dal think thank londinese Sandbag, il consumo dell’oro nero per produrre elettricità in Europa avrebbe visto un vero e proprio crollo verticale spinto soprattutto dalla grande produzione di energia garantita da fonti rinnovabili e gas naturale.
Secondo il documento elaborato da Sandbag sulla base dei dati ENTSO-E, l’elettricità generata dalla combustione di carbone ha fornito circa 50 TWh in meno tra gennaio e giugno 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018. Al contempo, le rinnovabili (fotovoltaico ed eolico su tutte) e il gas naturale hanno immesso in rete ciascuna circa 30 TWh in più rispetto ai primi 6 mesi dello scorso anno.
I maggiori cali nell’utilizzo del carbone per la generazione elettrica si sono registrati in Irlanda e Francia (rispettivamente -79% e -75% a confronto con il periodo gennaio – giugno 2018); notevole anche la riduzione del 65% rispetto al primo semestre dello scorso anno segnata dal Regno Unito, dove le favorevoli condizioni climatiche (soprattutto i forti venti di inizio anno) avevano permesso per la prima volta dalla rivoluzione industriale di mettere in stand by gl’impianti energetici alimentati a carbone per due settimane consecutive.
Consistente anche il calo in Spagna (-44%), Danimarca (-33%), Italia (-28%) e Germania (-22%) dove le rinnovabili, per la prima volta, hanno coperto il 44% dei consumi elettrici nazionali tra gennaio e giugno 2019. Il Paese tedesco resta, tuttavia, uno dei maggiori produttori di elettricità da carbone con il 35% dell’intera generazione europea.
In ritardo i Paesi dell’est Ue, che registrano comunque una significativa riduzione del ricorso al carbone: persino la Polonia e la Grecia, storicamente particolarmente dipendenti da lignite e black coal, hanno visto i consumi calare rispettivamente del 6% e del 16%. In controtendenza, solo Slovenia e Bulgaria dove il consumo di carbone per la generazione elettrica è risultato in leggero aumento nei primi 6 mesi del 2019.
A pesare sulla transizione energetica del gruppo di Paesi est europei è soprattutto la mancanza d’investimenti in alternative rinnovabili: sui 17GW di fotovoltaico ed eolico installati lo scorso anno in tutta Europa, la Polonia ha provveduto “solo” a 39MW, la Repubblica Ceca a 26MW, la Romania a 5MW e la Bulgaria a 3MW, per un totale del 5% di nuova capacità installata nell’Ue.
Secondo il report di Sandbag, il declino della generazione da carbone è dovuto sia a cause congiunturali che sistemiche: da una parte le favorevoli condizioni meteo (con venti molto forti e un inverno molto soleggiato soprattutto nel Nord Europa), dall’altra l’aumento dei costi dei crediti di CO2 imposti dall’Emission Trading Scheme dell’Unione europea hanno incentivato il passaggio verso le fonti rinnovabili. Determinante, in questa dinamica anche l’abbassamento dei prezzi del gas naturale, dovuto in buona parte all’immissione sui mercati internazionali della produzione record registrata lo scorso anno dagli Stati Uniti.
Un trend che rischia però di essere solo momentaneo: come spiegano gli analisti di Sandbag, il calo nel consumo di carbone non è stato accompagnato da una simmetrica dismissione degl’impianti energetici più inquinanti. Nel 2018, sono state dismesse solo il 3% delle centrali termoelettriche alimentate dall’oro nero. Una tendenza che dovrebbe trovare nuova accelerazione dagl’intenti dichiarati da diversi Governi europei che puntano al rapido abbandono della generazione elettrica da carbone e all’investimento sulle fonti sostenibili.