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Troppo fracking: il Venezuela attacca gli USA

Il ministro degli Esteri venezuelano critica alla COP20 gli Stati Uniti, rei di aver fatto crollare il prezzo del petrolio a spese dell’ambiente con l’abuso del fracking

Troppo fracking il Venezuela attacca gli USA

 

(Rinnovabili.it) – Il Venezuela denuncia alla COP20 il ricorso smodato degli Stati Uniti al fracking. Ma non per amore dell’ambiente: semplicemente non riesce più ad esportare con guadagno il petrolio di casa propria. È stato il ministro degli esteri del Paese sudamericano, Rafael Ramirez, a prendere la parola durante la conferenza sul clima: ha criticato gli USA, che stanno producendo «molto petrolio utilizzando la tecnica della fratturazione idraulica – ha detto Ramirez – Una tecnica devastante per l’ambiente con cui inquinano il proprio territorio. Denunciamo davanti a questa conferenza la produzione di petrolio da scisti attraverso il fracking come un disastro ecologico. L’America sta inquinando le sue falde acquifere e sta emettendo la più grande quantità di gas serra, cosa che non era mai accaduta per la produzione di petrolio».

 

Ramirez ha rincarato la dose, rivelando che durante la COP20 «il rappresentante degli Stati Uniti si è nascosto» dietro gli annunci riguardanti le performance positive del suo Paese per combattere il cambiamento climatico. «Non ha senso che il principale emettitore di gas serra sieda qui a costruire accordi senza prender coscienza del fatto che i suoi interessi economici stanno distruggendo il pianeta e deve cambiare il suo modello insostenibile di sviluppismo capitalista».

Per quanto riguarda la caduta dei prezzi del petrolio nelle ultime settimane, il Venezuela lo attribuisce all’ondata di greggio sul mercato a causa del fracking. Ramirez, tuttavia, confida nel fatto che tornerà sui livelli «accettati da consumatori e produttori», cioè in media circa 100 dollari al barile.

 

«Siamo convinti, per esperienza, che a nessuno conviene un crollo dei prezzi del petrolio», ha detto il ministro degli Esteri venezuelano. Si stima che l’aumento della produzione di greggio degli Stati Uniti, insieme all’incertezza della crisi che colpisce i Paesi avanzati in Europa e il rallentamento della crescita in Cina, si riverberino nell’abbassamento del prezzo del petrolio degli ultimi mesi. Un fatto che pesa sui conti dei Paesi esportatori come il Venezuela.