La maggioranza si accorda su un aumento di 25 volte per i canoni delle concessioni. Moratoria di 18 mesi per le ricerche di idrocarburi
Accordo last minute sull’emendamento trivelle al Dl Semplificazioni
(Rinnovabili.it) – Il braccio di ferro tra Lega e Movimento 5 Stelle in tema trivelle si scioglie con un accordo dell’ultimo minuto. La maggioranza ha trovato un’intesa sui principali nodi che rischiavano di far saltare le nuove norme inserite nel Dl Semplificazioni. A confermarlo è il presidente della commissione Lavori pubblici al senato Mauro Coltorti, annunciando il proseguimento dei lavori con l’obiettivo di portare il decreto legge in aula già oggi. Il principale punto di scontro tra pentastellati e carroccio era costituito dai canoni annui per le concessioni di coltivazione e stoccaggio nella terraferma, fino ad oggi i più bassi d’Europa. Il M5S aveva proposto inizialmente un incremento di 35 volte delle royalties, ritenuto però eccessivi dagli esponenti leghisti. L’intesa opera una sforbiciata riducendo l’aumento a 25 volte.
Al centro dell’intesa anche il periodo di moratoria per le ricerche di idrocarburi in attesa della presentazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Ptesai). Anche in questo caso la proposta iniziale ha subito diverso limature: si è passati dal chiedere una sospensione per tre anni dei procedimenti pendenti a uno stop di 24 mesi per le nuove domande di prospezione e ricerca, per i permessi di concessioni di coltivazione di idrocarburi e per tutte le attività di prospezione e ricerca “in corso”. Da ultimo, l’accordo M5S-Lega ha portato la sospensione a soli 18 mesi.
Per Stefano Patuanelli, capogruppo per il Movimento 5 Stelle al Senato, il risultato va rivendicato con orgoglio “Siamo molto soddisfatti dell’accordo trovato sulla questione delle trivelle”, spiega in una veloce nota sui social. “Siamo riusciti ad aumentare di ben 25 volte i canoni annuali di coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi per tutte le compagnie petrolifere Era inaccettabile che queste compagnie pagassero solo 40 euro in media di canone per chilometro quadrato. Il risultato era la devastazione del nostro territorio mentre loro facevano miliardi di fatturato. Fatturato che, pochi sanno, viene realizzato con la vendita all’estero del nostro petrolio”.