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La transizione energetica che non c’è

L’International Energy Agency (IEA) ha lanciato giovedì a Parigi il World Energy Outlook 2019, il più importante rapporto sullo stato del sistema energetico mondiale ed i suoi futuri sviluppi

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Credit: Circe Denyer CC0 Public Domain

 

Come ogni anno a metà novembre, insieme ai primi assaggi di vero inverno, arriva puntuale la tappa più importante per chiunque si occupi di energia: il World Energy Outlook (WEO) di International Energy Agency (IEA). Si tratta della fonte di informazione più autorevole per quanto riguarda dati, statistiche e tendenze di mercato del settore energetico mondiale. Quali sono le novità rispetto all’anno scorso? Domanda energetica a circa 14.300 Mtoe (+2.3%), di cui l’81% proveniente da fonti fossili, emissioni di anidride carbonica che sfondano le 33.1 Gt/y (+1.7%) e grandi incertezze per il futuro. Questi in breve gli highlights presentati dal direttore esecutivo di IEA Fatih Biol. Nulla di incoraggiante, insomma.

 

 

Le contraddizioni del sistema energetico attuale

Il termine più usato da Birol durante il lancio del rapporto è stato “disparities”, ovvero “divari”, “divergenze”, “disuguaglianze”. La dettagliata panoramica che esce dalle 810 pagine del WEO19, in effetti mostra un mondo energetico dominato da forti contrasti ed incertezze, bloccato da una moltitudine di annunci e buoni propositi a cui tuttavia al momento non fanno poi seguito azioni e contromisure concrete.   Tre punti fondamentali per capire a cosa si riferiscono queste disparità.   In primo luogo, se uno dei primi propositi delle Nazioni Unite da anni è quello di garantire l’accesso a fonti di energia moderne ed efficienti a quante più persone possibile, rimangono 850 milioni di persone in tutto il Mondo a non avere accesso all’elettricità e ben 2.6 miliardi utilizzano biomassa solida, kerosene o carbone per cucinare all’interno delle loro abitazioni. Proponimenti ambiziosi si scontrano con una realtà impietosa. Disparità.  

 

Il focus si sposta quindi sulla crisi climatica. Gli impatti del climate change diventano sempre più visibili e devastanti con il passare dei mesi; la comunità scientifica ha ormai chiarito che è necessaria una transizione energetica senza precedenti per evitare danni irreparabili al nostro Pianeta. Nonostante ciò, nel 2018 da un lato le emissioni globali di CO2 crescono per il terzo anno consecutivo (+1.7%) segnando l’ennesimo record storico e dall’altro, il miglioramento dell’efficienza energetica media su base annua è il più basso (+1.2%) degli ultimi 10 anni. Il trasporto urbano continua ad essere uno dei maggiori responsabili delle emissioni di gas serra del Pianeta – i SUV da soli sono ormai il secondo contributore assoluto, superando persino l’intero settore industriale. Parole, raccomandazioni della Scienza ed azioni dei decisori politici non corrispondono, ancora una volta. Disparità. Il terzo ed ultimo punto che spiega le contraddizioni dell’attuale sistema energetico mondiale è più tecnico, ma ugualmente significativo: il prezzo del greggio sul mercato petrolifero.

Dall’inizio del 2018 infatti, Brent e WTI galleggiano intorno ad una cifra inaspettatamente stabile (circa 60$ al barile), nonostante episodi fortemente destabilizzanti. I 60$ hanno resistito agli attacchi agli impianti di Aramco di metà settembre, ma soprattutto alla diminuzione di offerta per tensioni geopolitiche di alcuni tra i maggiori produttori di crude al mondo – in particolare l’Iran, che è passato da 2.8 milioni di barili a 0.3 ed il Venezuela, da 1.2 a 0.5. Ancora disparità.   Siamo abituati insomma, ad applicare termini come disparità o disuguaglianza all’ambito sociale, economico o culturale. Ebbene, il WEO19 allarga il campo anche a quello energetico.  

 

 

L’istantanea del sistema energetico globale

Analizzando i dati del report che si riferiscono alla situazione attuale (l’anno 2018), un dato su tutti salta agli occhi: la transizione energetica verso un sistema sempre meno basato sulle fonti fossili si sta dimostrando più difficile del previsto.

La crescita della domanda energetica mondiale ha segnato un +2.3% rispetto all’anno scorso; tuttavia, circa il 70% della maggiore domanda energetica mostrata proviene da fonti fossili. La crescita delle risorse rinnovabili – solare fotovoltaico ed eolico prevalentemente – procede a doppia cifra, ma non è abbastanza. Il risultato in termini di emissioni di anidride carbonica infatti, è un aumento dell’1.7% che le porta nel 2018 al valore record di 33.1 Giga tonnellate su base annua. Tre Paesi soltanto si intestano il 70% di questo aumento: Cina, India e Stati Uniti. Domanda energetica ed emissioni associate sono aumentate sulla spinta di una crescita economica mondiale particolarmente marcata, stimata al +3.7% nel 2018.

 

 

 

Tre scenari per il futuro

Il WEO, oltre ad essere efficace strumento di analisi del sistema energetico attuale, traccia tendenze e fornisce percorsi su cui lo stesso si svilupperà. I modelli energetici, climatici ed economici di cui si serve IEA per le sue stime lavorano a partire da condizioni al contorno stabilite. Due delle più importanti: la crescita della popolazione – 9.7 miliardi di persone entro il 2050, secondo le Nazioni Unite  – e la crescita del PIL globale – 3.4% annuo, basato sulle proiezioni del Fondo Monetario Internazionale. Il WEO19 contiene quest’anno tre differenti scenari. Eccoli in breve.

 

Current Policies Scenario (CPS)

È lo scenario di politiche correnti. Ovvero spiega cosa accadrebbe se le politiche e gli obiettivi di decarbonizzazione rimanessero quelli in atto in questo momento. Nulla di più. La domanda energetica globale secondo il CPS crescerebbe in media dell’1.3% all’anno, arrivando a 19.000 Mtoe entro il 2040. In questo modo l’approvvigionamento energetico globale sarebbe sottoposto a forti tensioni ed ovviamente aumenterebbero ulteriormente le emissioni di gas serra (41.5 GtCO2/y entro il 2040), così come di conseguenza gli effetti del global warming.

 

Stated Policies Scenario (STEPS)

Comprende tutti i proponimenti e gli obiettivi climatici ed energetici ad oggi solo annunciati e che hanno ragionevole probabilità di essere implementati. Si tratta di un benchmark fondamentale per il legislatore: mostra le esatte conseguenze delle sue decisioni prese ad oggi. La crescita della domanda energetica si attesterebbe all’1% annuo e sarebbe coperta al 49% da fonti rinnovabili. Il peso delle fonti fossili sulla domanda entro il 2040, passerebbe secondo STEPS dall’attuale 81%, al 74%. Che significa? Molto semplice: anche considerando le politiche energetiche ed ambientali ad oggi solamente annunciate dai governi nazionali, non ci sarebbe traccia alcuna della transizione energetica e del Green New Deal di cui tanto si è parlato negli ultimi mesi. In termini di emissioni di CO2 infatti, STEPS prevede che continuino imperturbabili a crescere fino al 2040 arrivando a 35.6 Gt/y, portandoci senza esitazioni ad un riscaldamento di +2.7°C entro fine secolo.

 

Sustainable Develompent Scenario (SDS)

L’ultimo scenario elaborato da IEA rappresenta lo sviluppo sostenibile ed è il più auspicabile. Si tratta di una evoluzione di sistema climatico ed energetico “in linea con l’Accordo di Parigi del 2015” – ovvero mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C. Per farlo, secondo SDS è necessario che il picco di emissioni di gas serra avvenga il più presto possibile (2020). L’inversione di tendenza sarebbe brusca ma ancora fisicamente possibile: 10 Gt/y di CO2 emesse entro il 2050, per arrivare a “net zero” al 2070. SDS è l’unico degli scenari elaborati da IEA che prevede una leggera diminuzione della domanda energetica sul periodo 2018-2040. Il peso delle fossili sulla domanda totale scenderebbe secondo SDS al 58%.

 

Futuro incerto

Come detto in principio, il WEO19 mette in mostra le importanti contraddizioni che caratterizzano l’attuale sistema energetico globale. Contraddizioni se possibile ancora maggiori descrivono gli scenari futuri elaborati da IEA. Sia chiaro: non si tratta affatto di previsioni. Il senso è dare un’idea ai policy-makers del peso che avranno le loro decisioni oggi. CPS, STEPS e SDS esplorano effettivamente “futuri diversi” a partire da azioni, o inazioni – ovvero le scelte cruciali dei Governi in campo energetico ed ambientale – che determineranno il Pianeta di domani. Il futuro più auspicabile rappresentato in SDS significherebbe, rispetto a STEPS, 5 trilioni di dollari in più di investimenti in efficienza energetica e 1.1 trilioni in fonti rinnovabili. Si tratta di una enorme quantità di risorse, che si muoveranno solo ed esclusivamente sotto le spinte di un mercato che ad oggi non pare affatto collaborare.