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La Cina accelera sul solare termodinamico: 1,3 GW entro il 2018

Venti nuovi progetti di solare termodinamico vedranno la luce nelle cinque provincie più soleggiate della Cina in meno di due anni

La Cina accelera sul solare termodinamico: 1,3 GW entro il 2018

 

(Rinnovabili.it) – Potrebbe esserci nuovamente un po’ di “made in Italy” nel programma solare della Cina. Attraverso la sua National Energy Administration (NEA), la Repubblica popolare ha appena presentato l’ultimo piano per lo sviluppo del solare termodinamico: 20 nuovi progetti di CSP (concentrated solar power) che saranno collegati alla rete elettrica nazionale nel 2018. Meno di due anni per realizzare una capacità totale di 1,35 GW elettrici. Le venti centrali saranno concentrale nelle cinque province con le migliori condizioni di irraggiamento, specifica la NEA, ossia Qinghai, Gansu, Hebei, Mongolia Interna e Xinjiang.

Tutti i documenti richiesti devono essere depositate entro il 30 settembre, 2016 e la NEA ha sollecitato i progettisti affinché i lavori di costruzione prendano il via il più presto possibile.

 

I nomi che saltano fuori per ora sono tutti “locali” la NEA ha pubblicato la lista dalle grandi aziende energetiche cinesi coinvolte – ma non è detto che i progettisti non si affidino nuovamente alla componentistica italiana, come nel caso della centrale solare termodinamica più grande del Paese. In fase di realizzazione nel deserto dei Gobi da Qinghai Solar-Thermal Power Group, l’impianto da 200 MW sarà dotata dei tubi ricevitori prodotti dalla società italiana Archimede Solar Energy (ASE) di Massa Martana.

I progetti potranno contare almeno all’inizio un prezzo più elevato da parte dei gestori di rete rispetto alle centrali fotovoltaiche tradizionali (circa 0,17 dollari per kWh), ma il tasso sarà ridotto nel 2019 in conformità con il previsto sviluppo del settore. Ma come nel caso del fotovoltaico o dell’eolico, anche qui i problemi non mancano. Nel Gigante asiatico continua a essere alta la percentuale di energia rinnovabile che non raggiunge mai i consumatori.

Il motivo? Lo sviluppo di “progetti fantasma”, senza connessioni fisiche alla rete elettrica o collegamenti esistenti che non trasmettono però dove c’è la domanda reale.