Passi avanti nell’accumulo per il solare termodinamico dal progetto ORC-PLUS
(Rinnovabili.it) – Inaugurato l’innovativo impianto d’accumulo per solare termodinamico del progetto europeo ORC-PLUS (Organic Rankine Cycle – Prototype Link to Unit Storage). Il taglio del nastro è avvenuto in Marocco e più precisamente presso la ‘Green Energy Park’ di Ben Guerir, un’area desertica a 80 km da Marrakech. Qui i partner dell’iniziativa, sotto la guida dell’ENEA, hanno realizzato un sistema di stoccaggio termico in grado di far compiere ai piccoli impianti di solare a concentrazione un balzo in avanti verso la competitività industriale.
Oggi la ricerca di settore si concentra soprattutto sulle grandi centrali termodinamiche per ovvie questioni di ritorni economici, trascurando il potenziale delle installazioni di piccole / medie dimensioni. Non solo. Per le applicazioni rurali ed off-grid la principale barriera critica, quando si parla di piccolo CSP (Concentrating Solar Power), consiste soprattutto nella mancanza di una soluzione tecnologica ottimizzata e comprovata.
È qui che entra in gioco ORC-PLUS, progetto che vende coinvolti, oltre a ENEA, anche gli enti di ricerca IRESEN, Fraunhofer Institute e CIC EnergiGUNE, e tre imprese (le italiane Soltigua e Enerray e la francese Euronovia). L’iniziativa è stata lanciata nel 2015 con un finanziamento di circa 6,4 milioni di euro nell’ambito del programma Horizon 2020 e un obiettivo preciso: sviluppare una combinazione ottimizzata d’accumulo per solare termodinamico su piccola-media scala (1-5 MWe) e soluzioni ingegneristiche innovative per migliorare il numero di ore di produzione energetica. Il prototipo marocchino mostra che i partner hanno saputo centrare il bersaglio. L’impianto è in grado di accumulare fino a 19 MWh termici garantendo la piena potenza di produzione di elettricità (1 MW) per circa 4 ore.
>>Leggi anche Solare a concentrazione di piccola taglia, l’Italia fa da test<<
La novità sta soprattutto nel mezzo di storage. Al momento, l’unica tecnologia commerciale per la conservazione dell’energia termica è un sistema a doppio serbatoio (caldo/freddo) contenente miscele di sali fusi. Il progetto sfrutta invece un unico serbatoio “termoclino”, in cui il fluido d’accumulo – in questo caso circa 450 tonnellate di magnetite, un minerale ferroso economico e facilmente reperibile – è in grado di stabilire differenti zone termiche dall’alto al basso. “Grazie a questo sistema di accumulo e alle innovazioni introdotte nel campo solare abbiamo raggiunto nuovi traguardi che potrebbero incentivare la diffusione della tecnologia del solare termodinamico, come l’aumento medio annuo di produzione di energia elettrica (fino al 40 per cento) e, soprattutto, la riduzione del costo complessivo di realizzazione di questo tipo di impianti (meno 30 per cento)”, spiega Walter Gaggioli, responsabile del Laboratorio Ingegneria delle Tecnologie Solari di ENEA. “A livello ambientale, invece, è stato azzerato il consumo di acqua che serviva al ciclo di condensazione del power block e impiegato un fluido termovettore a basso impatto ambientale ricavato dal riciclo di olii esausti, in grado di operare a una temperatura compresa tra i 180°C e i 300°C”. Una volta collegato alla rete locale l’impianto di CSP sarà in grado di garantire agli utenti finali un approvvigionamento di elettricità affidabile, stabile e pulito.
>>leggi anche In Egitto il solare termodinamico che produce energia e acqua potabile<<