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Vendite pompe di calore in calo, cosa rischia l’Europa

Tra nuove politiche e prezzi del gas in discesa, il mercato europeo delle pompe di calore tira il freno, rallentando il percorso di decarbonizzazione intrapreso. In Italia vendite calate del 45% nel terzo trimestre

Vendite pompe di calore
Credits: 51% Studios Architecture (CC BY-SA 2.0 DEED)

i nuovi dati della European Heat Pump Association

(Rinnovabili.it) – Sono lo strumento più efficiente in termini di costi e di impatto climatico per riscaldare e raffreddare gli ambienti, ma molti consumatori le considerano ancora una costosa scommessa dal risultato incerto. Con queste parole Thomas Nowak, segretario generale dell’EHPA (European Heat Pump Association) ha commentato il nuovo calo nelle vendite di pompe di calore a livello europeo. Nonostante un buon inizio dell’anno con Austria, Germania e Paesi Bassi prime della classe, il mercato ha progressivamente perso smalto. Al punto da segnare nel terzo trimestre 2023 una contrazione del 14% rispetto a luglio, agosto e settembre 2022.

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I motivi? In parte sono facilmente intuibili. Lo scorso anno è stato profondamente segnato dal caro energia e dalle preoccupazioni di possibili interruzioni nelle forniture di gas. La complessa situazione, e in alcuni Paesi gli incentivi dedicati al risparmio energetico, hanno facilitato l’acquisto di pompe di calore in tutta Europa. Oggi il quadro generale appare molto diverso. Come spiega l’associazione, comunicazioni ambigue da parte del mondo politico e cambiamenti nelle norme e nei sussidi governativi (vedi il caos generato dal superbonus 110% in Italia), hanno gettato i consumatori nell’incertezza. Non solo. Al momento i prezzi del gas fossile sono tornati a livelli quasi compatibili con quelli pre-crisi, mentre il prezzo dell’elettricità continua a mostrarsi volatile, reagendo addirittura a fenomeni oltreoceano che non hanno nessuna connessione diretta con il mercato elettrico europeo.

Queste dinamiche stanno rendendo gli acquisti di pompe di calore meno attraenti dal punto di vista finanziario. “I politici devono correggere questa situazione impegnandosi in modo inequivocabile a favore delle tecnologie delle pompe di calore e stabilendo condizioni economiche favorevoli per questa soluzione di riscaldamento”, ha commentato Nowak. “Come misura immediata, la politica deve mirare a ridurre il costo dell’elettricità per le applicazioni residenziali, commerciali e industriali. Non dovrebbe essere più del doppio del prezzo del gas fossile”.

 In otto dei dieci paesi analizzati dall’EHPA, la tendenza delle vendite trimestrali su base annua nel 2023 è in calo. L’unico paese in cui appaiono costantemente superiori a quelle del 2022 è la Germania ma anche in questo caso il divario si sta riducendo con l’avanzare dell’anno.

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L’associazione evidenzia come questa contrazione faccia parte di una tendenza allarmante che “mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione dell’Europa”. “Inoltre mette a repentaglio gli investimenti da 7 miliardi di euro annunciati dai produttori di pompe di calore e di componenti per la costruzione e la ristrutturazione di impianti di produzione dal 2022 al 2025. Questi piani di investimento sono stati una reazione al riconoscimento politico positivo della tecnologia e al boom della domanda nel 2022″.