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Le potenzialità del bio-olio nel riscaldamento domestico

riscaldamento domestico

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Biomasse e bio-olio, una nuova chance per il riscaldamento domestico

(Rinnovabili.it) – In Europa è stato lanciato un nuovo progetto dedicato al riscaldamento domestico a basse emissioni. Si chiama Residue2Heat  e il suo obiettivo è quello di valutare potenzialità e vantaggi dell’uso del bio-olio ottenuto dai residui di biomasse. L’iniziativa è finanziata dal programma Horizon 2020 e condotta da un consorzio di nove partner a cui ha preso parte anche l’Italia attraverso il Politecnico di Milano e l’Istituto Motori del CNR.

 

Avviato formalmente nel 2016, il progetto sta analizzando oggi i vari flussi di residui della biomassa per la generazione di calore nelle abitazioni attraverso caldaie domestiche opportunamente modificate. Questa sorta di upgrade contemplato dalla ricerca è un passaggio necessario dal momento che il carburante protagonista di  Residue2Heat è l’olio biologico ottenuto dalla rapida pirolisi delle biomasse cellulosiche, ossia un processo di decomposizione termica dei materiali organici in assenza di ossigeno.

 

Quali vantaggi per il riscaldamento domestico offre questo biocarburante? Essenzialmente la possibilità di tagliare di netto l’impronta di carbonio. Come spiega il PoliMi in una nota stampa, è possibile avere una riduzione tra il 77% e il 95% delle emissioni a seconda delle materie prime utilizzate per tale bio-olio. “Tramite il recupero e il riciclo delle ceneri durante la produzione di olio da pirolisi, è possibile ottenere effetti ambientali positivi. Le presenti indagini hanno mostrato che le ceneri ottenute durante il processo di produzione del bio-olio sembrano avere effetti positivi sulla crescita delle piante in esperimenti su piccola scala. Inoltre, le proprietà fisiche e chimiche di tali ceneri sembrano simili a quelle derivanti da altri tipi di ceneri. Uno dei possibili vantaggi potrebbe essere la loro applicazione come ammendante per terreni agricoli”.

 

Senza contare che le materie prime analizzate sono tutte residuali, come la paglia di cereale, le cortecce o il miscanthus. In questo modo è possibile mantenere la qualità del suolo e i nutrienti. Il progetto combina lo sviluppo delle tecnologie produttive nella produzione di combustibili rinnovabili con quello dei sistemi di riscaldamento per il mercato residenziale. I partecipanti al progetto hanno elaborato un’analisi del rischio di sostenibilità per la produzione di olio da pirolisi basata sui residui forestali e la combustione in una caldaia domestica di piccola scala. “L’approccio concettuale  – aggiunge il PoliMi – mira a ottenere biomasse locali, convertirle in bio-olio in strutture produttive relativamente piccole con una capacità di trasformazione tra le 20.000 e le 40.000 tonnellate di biomassa all’anno e distribuire il combustibile a livello locale ai consumatori finali”.

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