Rinnovabili

Rinnovabili termiche alla riscossa

Tra le tecnologie che registrano importanti ricadute sull’economia nazionale, con una copertura dei consumi finali di energia pari a circa il 35% (3,4 Mtep nel 2009), le rinnovabili termiche sono destinate a svolgere un ruolo di primo piano nel nostro Paese per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla strategia del 20-20-20. Eppure la filiera legno-energia deve ancora fare i conti con una serie di problematiche che ne rallentano una piena affermazione sul territorio nazionale, compromettendo al contempo la loro mission europea.
A farcelo presente è il presidente di FIPER, Walter Righini, a margine del convegnoIl ruolo delle rinnovabili termiche – Le biomasse per il riscaldamento residenziale: tecnologie e normative di installazione”, il quale ci ha spiegato quanto oggi sia calda la questione, soprattutto da quando è iniziata la fase di consultazione sulla nuova Strategia Energetica Nazionale, che sembra proporre un più equilibrato bilanciamento tra le diverse fonti rinnovabili con una particolare attenzione rivolta a quelle termiche. Oltre a coprire più di un terzo dei consumi finali di energia, Righini riferisce che in particolare il teleriscaldamento alimentato da fonti rinnovabili e fossili rappresenta, congiuntamente, il 4% del mercato del calore per il riscaldamento degli ambienti e che, una volta a regime, potrebbe arrivare a coprire il 20% del mercato.

 

«Si comprende bene quindi quale ruolo potrebbero giocare le rinnovabili termiche nella riduzione della CO2 – ha detto – se si considera che attualmente il settore della climatizzazione invernale rappresenta il 34% dei consumi totali nazionali di gas. Basti pensare che il teleriscaldamento a biomassa potrebbe riscaldare 800 comuni alpini e appenninici a fronte dei 78 impianti attualmente in funzione».

 

Tra i punti di forza che rendono il settore un’eccellenza, c’è la capacità, rispetto alla produzione di elettricità da FER, di soddisfare una domanda puntuale di energia del cliente finale, una peculiarità che, ci ha spiegato Righini, ha permesso di usufruire di una serie di benefici, tra cui lo sviluppo di una straordinaria ricchezza tecnologica e applicativa delle FER termiche in stretta simbiosi con interventi di efficientamento energetico e non solo.

 

«Si tratta di filiere che garantiscono importanti ricadute ambientali ed effetti occupazionali positivi in ambito nazionale. A riguardo, considerando solo l’introduzione del teleriscaldamento a biomassa in aree montane, si creano posti di lavoro di lungo periodo per il recupero della biomassa necessaria in filiera corta (30 anni il tempo di vita minimo di una centrale) e per il relativo indotto».

 

Buona, nel complesso, la performance del Made in Italy sul panorama mondiale, che si piazza tra i leader nella filiera della componentistica, ma finisce a un ruolo di secondo piano sui principali mercati delle tecnologie delle FER termiche, che attualmente vedono primeggiare sostanzialmente la Germania e la Cina.

 

«Anche nell’expertise e progettazione di impianti, il know how italiano è apprezzato a livello internazionale», ha aggiunto Righini. «Nell’ambito della cooperazione tra le 4 Regioni motori d’Europa (Lombardia-Italia, Catalunya-Spagna, Rhône Alpes-Francia, Baden-Wurtemberg-Germania) e le 4 Regioni motori del Mercosur (Alto Paranà-Paraguay, provincia di Córdoba-Argentina, Stato del Paranà-Brasile e il Dipartimento di Rivera-Uruguay) abbiamo partecipato a una missione lo scorso marzo in Uruguay e Argentina con l’obiettivo di avviare proposte di collaborazione business to business per la promozione delle fonti rinnovabili. In particolare, alla delegazione lombarda è stata riconosciuta la forte specializzazione nella filiera biomassa-energia. Tant’è che siamo stati nuovamente invitati a Buenos Aires il prossimo 6-7 dicembre a partecipare a un seminario specifico sull’impiego delle biomasse a fini energetici».

 

Eppure, lo dicevamo prima, è sempre lunga la lista delle criticità che rendono claudicante un settore la cui validità è ancora troppo poco riconosciuta come indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano di Azione Nazionale.

 

«Tra queste – ha commentato Righini – c’è sicuramente la mancanza di un quadro legislativo chiaro e stabile nel tempo. Ad esempio, l’assenza di una definizione giuridica sulla natura del servizio di teleriscaldamento quale servizio pubblico locale oppure attività economica privata con interesse pubblico, svolta secondo logiche imprenditoriali in regime di concorrenza e sta seriamente condizionando la penetrazione di questa tecnologia virtuosa pregiudicandone gli investimenti. Così come l’annosa questione sull’impiego a fini energetici delle potature del verde pubblico urbano, la cui classificazione è passata da sottoprodotto a rifiuto non pericoloso, trasformando questo prodotto da risorsa a costo per le amministrazioni locali».

 

Nonostante la forte preoccupazione per il ritardo nell’emanazione dei decreti attuativi sul Conto Energia termico, sui titoli di efficienza energetica, sul fondo di garanzia per il teleriscaldamento e sul biometano, dalla nuova SEN, il Presidente di FIPER si aspetta molto.

 

«Il documento può diventare uno strumento fondamentale per una reale e concreta promozione dell’energia termica prodotta da fonti rinnovabili, facilitando e favorendo in tal modo anche gli interventi di efficienza energetica. Il Coordinamento delle Associazioni delle Rinnovabili Termiche ed Efficienza Energetica (CARTE), di cui FIPER fa parte – ha aggiunto – è impegnato nella redazione delle osservazioni per le prossime audizioni alla commissioni parlamentari. Una la priorità: riequilibrare lo sbilanciamento degli incentivi alle rinnovabili elettriche rispetto a quelli per l’efficienza energetica e le FER termiche, queste ultime da tutti considerate indispensabili, almeno a parole, per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla Direttiva 20-20-20».

 

«Il cambiamento – ci assicura – è nell’aria».

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