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Pompe di calore a propano, cresce la fetta di mercato

Nel 2023 i produttori HVAC hanno annunciato collettivamente più di 60 modelli di pompe di calore a propano, e altri 20 si sono aggiunti nei primi mesi del 2024

Pompe di calore a propano, cresce la fetta di mercato
Pompa di calore. Via depositphotos

 I dati BNEF per il mercato delle pompe di calore a propano

La fetta di mercato delle pompe di calore a propano continua a crescere, spinta dai macro trend di settore e dalla nuova esigenza di impiegare refrigeranti più “ecofriendly”. I numeri li riporta BloombergNEF in un nuovo report dedicato al comparto che incorona l’Europa come primo mercato per questa tecnologia. E il motivo è semplice. Nel 2024 l’Unione Europea ha sancito la messa al bando degli idrofluorocarburi come refrigeranti per determinati tipi e dimensioni di pompe di calore.

La decisione rientra nel nuovo pacchetto norme con cui sono stati aggiornati il regolamento sui gas fluorurati a effetto serra e il quello sulle sostanze che riducono l’ozono. Nel dettaglio la legislazione comunitaria chiede oggi una graduale eliminazione di alcuni tipi di pompe di calore e condizionatori d’aria contenenti gas fluorurati (HFC) a partire dal 2027. Per poi passare ad un stop completo entro il 2035.

Il mercato europeo gioca in anticipo

La direzione intrapresa dal Blocco ha portato molti produttori europei del settore del riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria a muoversi in anticipo verso le pompe di calore a propano. Al punto che nel 2022, ben prima dell’approvazione definitiva dei nuovi regolamenti, l’8% delle vendite di pompe di calore nella regione erano già modelli che utilizzavano refrigeranti “naturali” come il propano. Al contrario, negli Stati Uniti questi apparecchi non risultano ancora  in commercio dal momento che i codici e gli standard di sicurezza non sono stati aggiornati.

 Pompa di calore a propano, come funziona

Il sistema funziona più o meno nello stesso modo delle tradizionali pompe di calore a idrofluorocarburi. Sono macchine termiche che traggono la loro energia per il riscaldamento dall’energia ambientale. In questo caso ovviamente il fluido refrigerante è il propano o R290, un gas economico e abbondante, che può essere facilmente liquefatto per compressione. Viene preferito agli idrocarburi grazie ad un “potenziale di riscaldamento globale” (GWP, per usare l’acronimo inglese) più basso. Tale voce, infatti, indica l’effetto di un gas serra sul clima: più è alta, maggiore sarà l’impatto climatico. A titolo di confronto la CO₂ ha un GWP di 1, il propano di 3 e gli idroflorocarburi hanno valori superiori a 200.

 Pompe di calore a propano, quanto sono sicure?

Ma per impiegare pompe di calore a propano in sostituzione dei tradizionali sistemi di riscaldamento, devono essere osservati requisiti di sicurezza speciali. Seppur non tossico, questo idrocarburo è infiammabile e deve essere maneggiato con cura.  Ecco perché, accanto ad un’elevata attenzione industriale alcuni studi nel campo stanno lavorando per diminuire le quantità di R290 impiegate in queste macchine.

Il progetto LC150 del Fraunhofer ISE, ad esempio, ha sviluppato un circuito di refrigerazione standardizzato a ridotto refrigerante. L’iniziativa ha dimostrato che è possibile ottenere una capacità di riscaldamento da 7 a 10 kW con meno di 150 grammi di propano.

Oltre 80 nuovi modelli in meno di due anni

Tornando al report di BNEF, dal documento si scopre come i grandi produttori HVAC tra cui Panasonic, Viessmann, Bosch e Aira abbiano annunciato collettivamente più di 60 modelli di pompe di calore a propano nel 2023 e oltre 20 nei primi sei mesi del 2024. Nel contempo la spesa per la tecnologia ha raggiunto i 63 miliardi di dollari a livello globale.

Il settore, tuttavia, incontra ancora delle resistenze. “L’elevato costo iniziale delle pompe di calore è un ostacolo all’adozione, spiega Stephanie Diaz, analista di BloombergNEF. “Gli esperti che hanno parlato con BNEF non sono d’accordo sul fatto che le pompe di calore a propano saranno più o meno costose delle loro controparti ad HFC. La loro capacità di fornire temperature di uscita più elevate potrebbe, tuttavia, ridurre i costi di isolamento e altri aggiornamenti richiesti per il retrofit, riducendo i costi di installazione”.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.