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Il Milleproroghe 2017 prende tempo sulle rinnovabili termiche

Insorgono le associazioni di settore e il M5S per il differimento di un anno sull’obbligo di rinnovabili nei nuovi edifici

Il Milleproroghe 2017 prende tempo sulle rinnovabili termiche

 

(Rinnovabili.it) – Nel decreto Milleproroghe finiscono ancora una volta le rinnovabili in edilizia. Il provvedimento, nel suo capitolo ambientale (art.12) interviene direttamente sui vincoli posti agli immobili dal decreto rinnovabili del 2011, quello con cui l’Italia ha recepito gli obiettivi europei per il 2020. In che modo? Facendo slittare di un anno l’entrata in vigore degli obblighi previsti. Il dlgs n.28 del 2011 stabiliva che in  caso di edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, gli impianti di produzione di energia termica dovessero essere progettati e realizzati in modo da garantire precise percentuali di copertura, tramite il ricorso alle fonti rinnovabili, dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento: il 35 per cento quando la richiesta del pertinente titolo edilizio fosse presentata dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016 e il 50 per cento dal 1° gennaio 2017.

 

Il testo del Milleproroghe – pubblicato in questi giorni in Gazzetta – interviene esattamente su questo punto prorogando il tempo limite per la copertura al 35% fino al 31 dicembre 2017, e facendo partire l’obbligo del 50% dal 1° gennaio 2018. Non si tratta della prima volta che il provvedimento di proroga interviene sui target delle rinnovabili in edilizia. Un copione simile lo si era visto anche nel 2014, quando al centro del posticipo c’era il primo target (il 20 per cento di FER entro al 31 dicembre 2013).

“Anno nuovo, ma vecchi vizi. Anche con un nuovo Governo alla guida del Paese. Il Governo Gentiloni, alla prima prova rispetto al mondo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, con il decreto Milleproroghe assesta infatti un duro colpo al settore”, scrive in una nota il Coordinamento Free, che raggruppa 30 associazioni del settore.

Opinione condivisa dal senatore del Movimento 5 Stelle, Gianni Girotto, che punta il dito anche su altri due aspetti contenuti nel decreto (art. 6): il rinvio di due anni del termine per la definizione e l’adeguamento della struttura degli oneri della bolletta elettrica per i clienti non domestici e del provvedimento sui cosiddetti “energivori”.  “Sui costi della bolletta elettrica  – scrive Girotto – bisogna dare certezze alle attività  produttive proponendo il mantenimento della gran parte degli oneri sui consumi e il ripristino dei sistemi di distribuzione chiusi per favorire l’Efficientamento energetico e la generazione distribuita”.