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Impianti a pompa di calore, come accelerarne la diffusione?

La Commissione europea lancia la seconda consultazione pubblica online nell'ambito del piano d'azione UE dedicato alle pompe di calore

Impianti pompa di calore
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La consultazione Ue rimarrà aperta fino al 30 agosto

(Rinnovabili.it) – L’esecutivo Ue sta preparando la nuova comunicazione strategica per accelerare la diffusione in Europa degli impianti a pompa di calore. L’iniziativa, caratterizzata da un approccio integrato in tutti i settori d’intervento, dovrebbe fornire una serie di misure specifiche per far fronte ai principali ostacoli del comparto, rafforzandone l’attrattiva. Un approccio, nelle intenzioni delle Commissione, a 360 gradi che affronti sia gli strumenti normativi che gli aspetti relativi al finanziamento, alla comunicazione e all’uso delle competenze.

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Piano d’azione pompe di calore, cosa prevede?

Il futuro piano d’azione dovrebbe concentrarsi su quattro aspetti chiave ritenuti fondamentali per far crescere il settore:

  • Un partenariato che riunisca la Commissione, gli Stati membri, il comparto, gli istituti finanziari e gli enti di formazione lungo tutta la catena del valore delle pompe di calore. Il suo compito sarà quello di  sostenere ricerca e innovazione nel campo, ed aumentare della produzione di questi impianti, creando le giuste condizioni nazionali. Compreso un rapporto favorevole tra i prezzi dell’elettricità e del gas.
  • Comunicazione con tutti i gruppi di interesse. L’obiettivo è aumentare la conoscenza sui sistemi a pompe di calore e i loro benefici per promuoverne l’utilizzo.
  • Un nuovo impianto normativo. Lo scopo, spiega Bruxelles, è “dare un segnale politico sufficientemente forte per il mercato delle pompe di calore, anche eliminando gradualmente le caldaie individuali entro il 2029”. Le norme riguarderanno in particolare la progettazione ecocompatibile e l’etichettatura energetica.
  • Finanziamenti accessibili. “Il piano d’azione individuerà le possibilità di finanziamento per la diffusione delle pompe di calore individuali e per le reti di riscaldamento […] nell’ambito di strategie di riscaldamento e raffrescamento a livello locale e regionale”.

Nel processo di definizione del Piano, la Commissione europea è bene attenta a i pareri di cittadini e portatori di interesse. Ecco perché in questi giorni ha lanciato una seconda consultazione pubblica online (in tutte le lingue ufficiali dell’UE) che durerà 12 settimane fino al 30 agosto 2023. I riscontri inviati saranno presi in considerazione nella fase di ulteriore sviluppo e perfezionamento dell’iniziativa. E confluiranno in una relazione di sintesi che illustrerà come se ne è tenuto conto.

I benefici degli impianti pompe di calore

L’esecutivo europeo è convinto che l’uso di impianti a pompe di calore negli edifici, nell’industria e nelle reti termiche locali sia fondamentale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e conseguire gli obiettivi del Green Deal e di REPowerEU. Ma esistono anche benefici collaterali, come spiega l’European Heat Pump Association (EPHA), da quelli prettamente sanitari a quelli occupazionali.

Un recente studio dell’associazione mostra che se l’Europa riuscirà a raggiungere l’obiettivo di 60 milioni di nuove pompe di calore installate entro il 2030, la domanda di gas da parte degli edifici diminuirà del 40%. Con un effetto diretto sulle importazioni di meno 60 miliardi di euro. Mentre per le bollette domestiche si registrerebbe un calo del 20% nella spesa per il riscaldamento.

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Oggi nell’Unione europea, denuncia l’EPHA, viene installata una nuova caldaia a combustibile fossile ogni otto secondi. Un tasso di crescita vertiginoso, facilitato dal minor costo di questi sistemi. Ma se è vero che le pompe di calore richiedono una spesa iniziale maggiore, lo è anche la loro capacità di essere più convenienti considerando l’intera vita utile.

La modellazione di Cambridge Econometrics, effettuata per conto della European Climate Foundation e della EHPA, ha rivelato che raggiungere il target UE per il comparto permetterebbe di: far crescere del 2,5% del prodotto interno lordo annuo (rispetto a uno scenario normale); creare 3 milioni di nuovi posti di lavoro netti; ridurre le emissioni di CO2 degli edifici residenziali del 46% (rispetto al 2022); tagliare di quasi il 40% gli ossidi di azoto emessi dal riscaldamento domestico entro il 2030 (rispetto al 2022).