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L’energia solare diventa “liquida”, on demand e trasportabile ovunque

I ricercatori della Chalmers University of Technology migliorano l'efficienza di MOST, sistema che accumula l’energia direttamente nei nuovi legami chimici che crea all'interno di composti organici

L'energia solare diventa “liquida”, on demand e trasportabile ovunque

 

(Rinnovabili.it) – Rendere l’energia solare una fonte affidabile e disponibile 24 ore su 24: questo l’obiettivo che si sono dati i ricercatori svedesi della Chalmers University of Technology di Göteborg. E la sfida sembra ormai prossima alla risoluzione dal momento che il team ha creato un nuovo dispositivo di stoccaggio in grado di soddisfare le premesse. Il sistema si affida alla tecnologia del Solare Termico Molecolare (MOST), un concetto su cui gli scienziati della Chalmers stanno lavorando da oltre sei anni. A differenza di altre tecniche oggi impiegate per memorizzare l’energia solare cose come i sali fusi o le razioni esotermiche inverse, MOST accumula l’energia direttamente nei nuovi legami chimici che crea all’interno di composti organici, permettendo di creare dispositivi di storage facilmente trasportabili.

 

Nel dettaglio, gli scienziati hanno esposto alla luce un idrocarburo chiamato norbornadiene. I raggi solari riescono ad alterare i legami chimici della molecola, cambiandone la struttura e trasformandola nel quadriciclano, un isomero di valenza. Si tratta di un idrocarburo policiclico (la sua struttura contiene più anelli del norbornadiene) allo stato liquido, studiato da tempo proprio per la sua capacità di immagazzinare energia solare. Alterando la temperatura del quadriciclano o esponendolo ad un catalizzatore si può invertire l’effetto e ottenere energia sotto forma di calore.

 

Il team ha lavorato a diverse varianti del sistema con una prima dimostrazione concettuale nel 2013. Gli ultimi progressi raggiunti hanno permesso al sistema di convertire l’1,1 per cento della luce solare direttamente in legami chimici, un valore che 100 volte più efficiente rispetto alla versione 2013 (in grado di gestire solo lo 0,01 per cento). I passi avanti hanno permesso anche di sostituire il rutenio, un metallo raro, con elementi a base di carbonio decisamente più economici. Inoltre, può passare attraverso più di 140 cicli energetici di accumulo e rilascio senza una degradazione evidente.

 

“La tecnica ci permette di immagazzinare l’energia solare nei legami chimici e rilasciare l’energia sotto forma di calore ogniqualvolta abbiamo bisogno”, spiega il capo della squadra, il prof. Kasper Moth-Poulsen. “Combinando l’accumulo di energia chimica con dei pannelli solari termici abbiamo una conversione della luce solare in entrata superiore all’80 per cento”.