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Le tasse sull’energia sono una barzelletta climatica

Gurrìa: "I progressi verso un uso più efficace delle tasse per ridurre le emissioni nocive sono lenti e frammentari. I governi dovrebbero fare meglio"

tasse energia

 

Chi inquina non paga abbastanza: l’allarme OCED sulle tasse dell’energia

(Rinnovabili.it) – Le tasse sull’energia, applicate nelle principali economie avanzate, non stanno facendo abbastanza per contribuire alla decarbonizzazione globale e alla lotta climatica. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE o OECD secondo l’acronimo inglese) tira le orecchie alle nazioni più sviluppate, colpevoli di aver a mano fiscale troppo leggera sull’uso delle fonti fossili. Secondo l’OCSE, infatti, quasi tutte le imposte sono tropo basse per contribuire concretamente alla riduzione delle emissioni, e di conseguenza al rallentamento del riscaldamento globale. La prova è contenuta nelle 58 pagine di Taxing Energy Use 2018, il rapporto che analizza gli schemi di tassazione dell’energia in 42 Paesi dell’OCSE e del G20, Paesi che oggi rappresentano circa l’80% dei consumi energetici mondiali. Le imposte in questione possono esistere in un certo numero di forme, dalla tanto reclamata carbon tax alle tradizionali accise.

Gli anni di riferimento del report sono quelli che vanno dal 2012 al 2015, prima dunque dei cambiamenti introdotti dal mercato del carbonio cinese o dalla riforma dall’ETS europeo. L’organizzazione ci tiene a precisare:  lo studio, in realtà, non prende in considerazione nessuno dei mercati della CO2 esistenti, ma anche se vi li avesse inclusi nei risultati, davvero poco sarebbe cambiato.

 

I dati mostrano che le tasse sull’energia sono scarsamente allineate con gli effetti collaterali negativi legati al consumo. In realtà si limitano a fornire solo incentivi limitati per ridurre la domanda, migliorare l’efficienza energetica o favorire lo spostamento verso forme di energia meno dannose. “Confrontando le imposte  tra il 2012 e il 2015 si ottiene un risultato sconcertante”, ha affermato il segretario generale dell’OCSE, Angel Gurría. “Sono stati fatti, o sono in corso, sforzi in diverse giurisdizioni per applicare il principio di ‘chi inquina paga’, ma nel complesso i progressi verso un uso più efficace delle tasse per ridurre le emissioni nocive sono lenti e frammentari. I governi dovrebbero fare di più e meglio”.

 

Nel settore del trasporto stradale, il 97 percento delle emissioni è tassato e per quasi la metà dei casi le tariffe sono superiori a 50 euro per tonnellata di CO2. Al di fuori di questo comparto però, le cose vanno ben peggio: per trasporti aerei e navali, riscaldamento ed elettricità l’81% delle emissioni non è (o meglio non era nel 2015) sottoposto a tassazione. E le aliquote fiscali risultavano, anche, inferiori alla stima di fascia bassa dei costi climatici (30 EUR / tCO2) per il 97% delle emissioni. In altre parole: chi inquina non paga o, se lo fa, sborsa troppo poco.

 

“Il danno al clima e alla qualità dell’aria derivante dalla combustione di fonti fossili può essere contenuto, ma  più l’azione viene ritardata, più difficile e costoso diventa affrontare questa sfida“, ha aggiunto Gurria. “Allineare i prezzi dell’energia con i costi dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento atmosferico è un elemento chiave della politica economica”.