Quanto sborsiamo in Italia per i sussidi alle fossili?
(Rinnovabili.it) – È tempo di fare qualche conto per ciò che riguarda i sussidi alle fossili. Mentre l’Unione Europea si prepara fare lo sgambetto alle rinnovabili comunitarie (vedi le indiscrezioni sul Pacchetto Invernale), c’è chi in Italia ha messo sul piatto della bilancia la bolletta della controparte, ossia quanto il conto che a livello nazionale paghiamo per le fonti fossili. Parliamo di Legambiente che, in occasione della Cop22 sul clima di Marrakech, ha presentato il suo ultimo dossier, dal titolo inequivocabile, Stop sussidi alle fonti fossili.
In collaborazione con InfluenceMap, il cigno verde ha tracciato lo schema mondiale degli incentivi e dei sostegni economici destinati all’energia sporca, rivelando quanto il Belpaese (e non solo) sia affezionato ai combustibili tradizionali.
Malgrado i critici delle rinnovabili siano sempre pronti a puntare il dito sugli incentivi concessi a eolico e fotovoltaico, sono gli aiuti a carbone, petrolio e gas sono uno degli elementi più dolenti delle politiche energetiche nazionali e internazionali: continuano ad alimentare i cambiamenti climatici mentre rallentano il processo di decarbonizzazione, senza incontrare nessun reale ostacolo sulla loro strada. I vari vertici mondiali dal G7 al G20, passando per le Conferenza delle Parti dell’Unfccc, non sono mai riusciti fin’ora a scrivere la parola fine sui sussidi alle fossili.
Come si calcolano gli aiuti ai combustibili fossili?
Va chiarito che nella parola “aiuto” o “sussidio” rientra qualsiasi azione del governo che riduca il costo della produzione di energia, aumenti il prezzo ricevuto dai produttori o abbassi quello pagato dai consumatori. In questo caso specifico, è tutto ciò che avvantaggia carbone, gas e petrolio rispetto le altre fonti di energia.
Le sovvenzioni più ovvie sono i finanziamenti diretti e le agevolazioni fiscali, ma ci sono molte altre attività che vanno considerate dei sussidi: prestiti e garanzie a tassi agevolati, controlli sui prezzi, accordi governativi che forniscono risorse come terra e acqua a società di combustibili fossili a tassi inferiori a quelli del mercato, ricerca e finanziamenti per lo sviluppo e altro ancora.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2015 la cifra per l’energia fossile è arrivata a 5.300 miliardi di dollari (10 milioni di dollari al minuto). Quasi quanto il 7% del PIL mondiale e più della spesa sanitaria totale di tutti i governi del mondo.
Ma il vero problema è che si tratta di una cifra in crescita, soprattutto in Europa. Nel Vecchio Continente la prima fiancheggiatrice è la Germania che destina al comparto ben 55,6 miliardi di dollari. Segue la Gran Bretagna con 41,2 miliardi, la Francia (30,1 miliardi), la Spagna (24,1 miliardi), quindi la Repubblica Ceca (17,5 miliardi) e l’Italia (13,2 miliardi).
Nonostante non svetti tra le prime posizione, l’Italia ha comunque un “cattivo” primato: considerando le potenze del G7 è quella con i maggiori sussidi alle fossili in rapporto al PIL. Il distacco non è neppure così piccolo: se la media europea è dello 0,17 per cento e quella statunitense dello 0,20%, l’Italia vanta addirittura uno 0,63 per cento.
“Il nostro Paese continua a comportarsi come se il problema dei sussidi alle fossili semplicemente non esistesse, – commenta il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini – quando tutte le istituzioni internazionali hanno messo in evidenza come siano una barriera per lo sviluppo di un economia decarbonizzata”.
Le ultime normative in tema di energia esacerbano ancora di più il problema: anche nella legge di Stabilità 2017 sono stati previsti altri aiuti al settore fossile e il futuro mercato della capacità legittimerà ancora a lungo l’uso dei carburanti tradizionali.
L’associazione ha rivisto al rialzo i calcoli del Fondo Monetario per l’Italia: le stime di Legambiente riportano 14,8 miliardi di euro l’anno di sussidi, diretti o indiretti, a carbone, gas e petrolio, risorse divisibili fra una serie di sconti, esoneri fiscali e finanziamenti d’opere, e distribuite fra autotrasportatori, centrali di produzione, imprese energivore e aziende petrolifere. E si tratta di un computo parziale.
“Oggi le energie pulite sono competitive da un punto di vista dei costi e cancellando questi sussidi potrebbero crescere anche senza incentivi. Né si comprende perché il nostro Paese debba continuare a dare miliardi di euro all’autotrasporto, come ai grandi consumatori, senza alcun vincolo di investimento in riduzione dei consumi di combustibili fossili”.
Quadro degli incentivi alle fossili in Italia per anno
VOCE | TIPO | CONSUMO | PRODUZIONE | TIPO | EURO | TOTALE |
Trivellazioni | mancate royalties | X | indiretto | 88mln | 1,4mld | |
inadeguatezza royalties | X | indiretto | 1,3mld | |||
adeguamento canoni | X | indiretto | 15,5mln | |||
CIP6 | X | diretto | 845mln | |||
Isole Minori | UC4 | X | diretto | 66mln | 76 mln | |
reintegrazione costi | X | diretto | 10mln | |||
Dispacciamento | Essenziali | X | indiretto | 578mln | 1,2mld | |
Interrompibili | X | indiretto | 499mln | |||
Esenzione oneri dispacciamento | X | diretto | 150mln | |||
Imprese energivore | sconti | X | diretto | 689mln | 1,18mld | |
Interconnector | X | diretto | 500mln | |||
Esenzioni e Riduzioni | X | diretto | 4,79mld | |||
Sussidi all’autotrasporto | sconti nel settore | X | diretto | 250mln | ||
Finanziamenti Internazionali | X | diretto | 1,5mld | |||
X | diretto | 757mln | ||||
RIU | Elusione reti interne | X | indiretto | 2mld | ||
OLT | X | diretto | 83mln | |||
ETS | X | indiretto | 690mln | |||
TOTALE | 14,8mld |