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Se dal suolo lunare nascessero batterie termiche per i coloni spaziali

L’agenzia spaziale europea e Azimut Space stanno studiando come poter utilizzare la regolite lunare per immagazzinare calore e fornire elettricità ai futuri astronauti

suolo lunare
Credit: RegoLight, visualisation: Liquifer Systems Group, 2018

 

Mattoni che accumulano energia prodotti direttamente dal suolo lunare

(Rinnovabili.it) – Gli ingegneri spaziali hanno a lungo considerato il suolo lunare come possibile materia prima per la realizzazione di futuri avamposti satellitari. Oggi l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) prova ad andare oltre con l’immaginazione (e non solo) studiando un modo per sfruttare questa stessa risorsa in un sistema di energy storage. I ricercatori dell’ESA in collaborazione con gli esperti Azimut Space hanno pubblicato in questi giorni lo studio Discovery & Preparation con l’obiettivo di determinare in che modo la regolite – materiale eterogeneo sulla superficie della Luna – possa contribuire a sostenere gli astronauti di domani.

 

“Gli esseri umani – spiega l’agenzia europea – avrebbero poche difficoltà a raggiungere la superficie della Luna con la tecnologia odierna, ma portare con noi tutti i materiali di cui avremmo bisogno sarebbe estremamente costoso – a volte persino impossibile -, soprattutto se l’intenzione è quella di restare per più di un paio di giorni. Per un’esplorazione sostenibile e a lungo termine, dovremmo invece guardare alle risorse locali disponibili nella destinazione”.

 

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Nel dettaglio lo studio ha valutato se fosse possibile o meno possibile creare “mattoni di accumulo termico” a partire dalla regolite del suolo lunare. Il team di ricerca ha realizzato una regolite artificiale basata su un’analisi di campioni di roccia riportati dalle missioni Apollo. A partire da questa sono stati realizzati alcuni mattoncini Regolith e connessi ad un motore termoelettrico. Queste unità sono in grado di assorbire l’energia solare incidente e quindi rilasciarla in un secondo momento. Il sistema potrebbe, in teoria, catturare il calore del sole che potrebbe, a sua volta, essere sfruttato durante i 14 giorni di notte per produrre elettricità. Oppure il calore accumulato potrebbe essere rilasciato direttamente per mantenere l’attrezzatura robotizzata sufficientemente calda anche alle basse temperature notturne

 

mattone suolo lunare
Credit: ESA/Azimut Space

 

“Qualsiasi tecnologia basata sulla Luna dovrebbe affrontare condizioni incredibilmente difficili – notti lunghe, temperature che vanno da -173°C a 127°C  e pressioni estremamente basse”, afferma il responsabile del progetto Luca Celotti di Azimut Space. “Abbiamo imitato queste condizioni nel miglior modo possibile per creare un ambiente simile a quello lunare per il nostro mattone”.

“Questo – conclude Celotti – è solo il primo passo verso la creazione di un metodo innovativo e sostenibile di accumulo di calore e generazione di elettricità che potrebbe rendere possibile sbarcare sulla Luna”.

 

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.