Rinnovabili

Starace: il futuro? Rinnovabili programmabili e meno care

egp

 

(seconda parte – segue la prima  pubblicata il 27 febbraio)

 

Mauro Spagnlo: Uno dei settori emergenti e più innovativi, nel mondo delle rinnovabili, è la tecnologia per la generazione di energia dal mare. In questa direzione EGP sta testando nel Mediterraneo un prototipo, denominato R 115. A che punto è lo sviluppo della macchina e quando prevedete l’operatività del sistema? 

 

Francesco Starace: Da molti anni esiste un’incredibile quantità di studi, di prototipi e di idee per generare energia dalle onde, dalle correnti e dalle maree. Pensi che da quando abbiamo iniziato ad occuparci del problema abbiamo preso in esame più di mille diversi modalità per generare energia dal moto ondoso. L’inventiva e l’innovazione su questo tema quindi non sono un problema.

Il problema è dire di questi 1000 modi quali sono quelli che con più probabilità supereranno i test di laboratorio e poi quelli in mare, e da allora in avanti quelli che avranno la possibilità di diventare economicamente interessanti.  Ci siamo quindi dedicati a selezionare, tra questa incredibile quantità di ipotesi, quella che per noi aveva più valenza. E siamo arrivati a scegliere il prototipo R115 per tanti motivi, fra cui quello della semplicità, della robustezza dei materiali, dell’utilizzo di componenti non particolarmente pregiati, o rari, o tossici. La fase successiva è il test in mare, ambiente in cui l’impianto ha una vita durissima: l’acqua marina è corrosiva e può far emergere problemi assolutamente non previsti.

I primi risultati sono molto buoni,  ora porteremo la macchina  all’isola d’Elba e la connetteremo alla rete  per studiarne le  eventuali problematiche di interfaccia. Ritengo che se i riscontri continueranno ad essere positivi, nell’arco del prossimo anno potremo iniziare ad utilizzare questa tecnologia. Varrà anche in questo caso il discorso: un prototipo da solo non è mai economicamente conveniente, le prime 10 macchine iniziano a motivare un ragionamento, quando si arriva a 100 – 200 – 1000 allora il modello diventa competitivo.

È per questo motivo che la nostra azienda  non impone mai l’esclusiva sull’innovazione tecnologica.  Siamo consapevoli che da soli non saremo mai grandi a sufficienza per essere in grado di comprare 1000 o 10.000 pezzi a prezzi interessanti.  Ciò che a noi davvero interessa è che, sostenendo anche direttamente qualche rischio, questa nuova tecnologia si inizi a diffondere.  E vorremmo, poi, che tanti altri la utilizzassero.

 

MS: Quindi, se ho ben capito, voi sostenete la sperimentazione di una nuova macchina e la sua diffusione, poi però non vi legate ad essa, in regime di esclusiva, come sembrerebbe logico per chi investe, ma lasciate libera questa tecnologia per uno sfruttamento da parte di terzi. E questo allo scopo di ottenere un abbattimento dei costi che da soli non riuscireste a garantire…

 

FS: Nel nostro mondo l’aspetto principale è capire chi è il proprio concorrente. Si potrebbe pensare “voglio proteggere un segreto tecnologico per battere la concorrenza”. Ma il quesito è sempre lo stesso: chi è davvero il mio concorrente? Ebbene noi concorriamo con il costo dell’energia prodotta da fonti fossili, quello è il concorrente da battere, non gli altri brand competitor. Il problema vero è che noi dobbiamo far sì che questa nuova fonte di energia diventi al più presto così diffusa e così facilmente realizzabile da avere un costo competitivo rispetto alle altre tecnologie per la produzione energetica. Questo è il nostro vero obiettivo.

 

IMG_0004MS: Qual è la posizione di EGP in merito all’adozione sistematica di apparati di accumulo elettrochimico per l’integrazione delle fonti rinnovabili non programmabili nella rete di distribuzione?

 

FS: L’importanza e le potenzialità dei sistemi di accumulo è ormai un dato indiscusso. Noi però li concepiamo collegati ad un altro fattore di cui si parla raramente in quanto meno facile da descrivere, ma altrettanto importante: la capacità di prevedere i regimi di produzione da un giorno all’altro.  Attualmente noi possiamo sapere con grande precisione a che punto del giorno si affaccerà il sole sul nostro orizzonte e quando lo lascerà, i regimi nuvolosi con un certo grado di precisione e anche i regimi ventosi, che con 24 ore di anticipo possono essere attentamente previsti. In effetti l’aspetto più delicato delle rinnovabili è la cosiddetta imprevedibilità o intermittenza della fonte, problema che va affrontato, a nostro giudizio, in questo modo: acquisendo sempre maggiore capacità di precisione nella previsione.  E’ questo il vero obiettivo per vincere la scommessa delle rinnovabili non programmabili: renderle il più possibile programmabili.

Quando noi sappiamo esattamente quanto e quando andremo a produrre il giorno successivo, avremo fatto già un gran passo in avanti per limitare il problema. E noi stiamo lavorando molto in questa direzione con società italiane ed estere tra cui, in particolare,  con la cosiddetta Silicon Valley di Israele, dove c’è una incredibile capacità di innovazione in questo settore.

 

Quando noi sappiamo esattamente quanto e quando andrò a produrre il giorno successivo, avrò fatto già un gran passo in avanti per limitare il problema. E noi stiamo lavorando molto in questa direzione sia con società italiane sia estere tra cui, in particolare, con la cosiddetta Silicon Valley di Israele, dove c’è una incredibile capacità di innovazione in questo settore.

 

MS: E specificatamente sull’uso delle batterie cosa ne pensa?

 

FS: Sulle batterie c’è un falso problema: la batteria è troppo cara per giustificare lo stoccaggio dell’energia nel momento in cui non serve e il rilascio in un momento successivo. Lo sappiamo e non abbiamo bisogno di fare test, e sarà così forse ancora per molto tempo.  E quindi chiunque dica “c’è la batteria che di notte può essere caricata e di giorno scaricata” o viceversa a seconda delle necessità, spreca il suo tempo.  Diverso il caso particolare di un’isola in cui non ci sono alternative se non un generatore diesel.

 

In realtà la vera innovazione su cui noi stiamo lavorando, e ancora una volta si tratta di una specificità tutta italiana,  è di dotare gli impianti eolici e solari, gli unici ad aver il problema dell’intermittenza, della capacità di “rispondere” alla rete elettrica per gli sbilanciamenti da loro generati e per quelli prodotti dalla domanda stessa – l’accensione di un interruttore in casa, ad esempio, costituisce già un piccolo sbilanciamento – . Questi impianti fino ad ora non sono stati mai chiamati a rispondere, per loro concezione, a queste esigenze: all’inizio si pensava che non fosse un requisito importante, e poi erano pochi. Adesso le cose sono cambiate radicalmente,  i generatori da fonte rinnovabile sono diventati tantissimi, e ci si deve interrogare se quella visione sia ancora giusta o se non sia necessario immaginare l’avvento di una tecnologia che, integrata a questi impianti di produzione,  possa loro consentire di funzionare come una centrale convenzionale.

Su queste premesse abbiamo individuato tre impianti pilota, due parchi eolici ed un parco solare, e ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di studiare come farli comportare in linea con quanto prescritto per qualunque impianto termico. Abbiamo lanciato questa “provocazione” a fornitori di batterie, di software e tantissimi altri, ricevendo risposte incredibili e fino ad allora impensabili. Si è scoperto un mondo nuovo. Sono molti gli elementi che si possono aggiungere al sistema e noi lo stiamo facendo mobilitando i più grandi nomi della tecnologia mondiale in questo campo,  affinché questi impianti “imparino” a dare servizi di rete, e si comportino rispetto agli sbilanciamenti, nei periodi in cui c’è vento e c’è sole, come tutti gli altri impianti convenzionali del mondo. 

 

MS: Quando l’avvento della viabilità elettrica potrà entrare in questa nuova concezione di rete intelligente?

 

FS: Quando finalmente le autovetture elettriche arriveranno a sfondare il muro del costo della batteria e delle sue prestazioni, da quel momento in poi il teorema del “carica di giorno e di scarica di notte” potrà essere rivisto utilizzando i sistemi di accumulo di bordo. E’ solo questione di tempo e di numeri, ma ci si arriverà.

 

MS: Recentemente lei ha affermato che l’Europa “è l’unico posto in cui produttore e consumatore non possono interfacciarsi direttamente ma devono usare un intermediario”. Sembrerebbe un’apertura ai Seu, i sistemi efficienti di utenza che incentivano l’autoconsumo. Cosa ne pensa EGP a riguardo?

 

FS: La normativa europea, quando è stata introdotta nel campo della liberalizzazione dei mercati dell’energia, ha preso atto del fatto che nella precedente situazione regolatoria i grandi produttori di energia, quindi le grandi società elettriche, potevano contrattualizzare i grandi clienti energetici con dei contratti pluriannuali, 2-3 -10 anni di forniture di energia, e così facendo bloccare in maniera esclusiva larghe fette di mercato su loro stessi e quindi di fatto rendendo molto difficile la competizione a livello europeo. Per rompere questo meccanismo, a livello europeo è stata introdotta la regola per cui il produttore di energia, quindi il caso nostro, non può vendere al cliente finale se non passando tramite un commercializzatore. Il commercializzatore dovrebbe quindi comprare l’energia da un produttore e poi venderla al consumatore, questa figura intermedia è esposta a sua volta a un rischio legato al tempo della contrattualizzazione e ciò ha comportato che i contratti di acquisto e di vendita di energia, a livello europeo, sono di 1, 2, massimo 3 anni .

 

smart grid cerchioMS: vorrei avere una sua previsione sull’immediato futuro energetico italiano: nel 2020 quale sarà realmente il mix energetico nazionale?

 

FS: Il 2020 non è poi tanto lontano. Per il mix energetico a quella data prevedo che andremo ad aggiungere, rispetto alla situazione attuale, energie rinnovabili in maniera mista raggiungendo quello che era il mix previsto dal nostro governo all’inizio del 2010. Se siamo al 31% a fine 2013, calcolando che l’obiettivo previsto era del 37%, credo che si possa agevolmente arrivare a raggiungere l’obiettivo in quanto possiamo calcolare un incremento medio dell’ 1% all’anno. Stimo quindi che ci troveremo intorno al 2020 con un mix che sarà tra il 35% ed il 37% di rinnovabili, in linea con le previsioni per ciò che attiene le elettriche, per poi arrivare al 20% totale. Prevedo inoltre che continueranno ad essere installati 1000, 1500 MW di solare sui tetti, grazie alla propulsione delle scelte private di tanti italiani, poi si svilupperà ulteriormente la geotermia, un po’ di biomassa e poi l’eolico, con una tecnologia il cui costo inizia ad essere sempre più competitivo. Quindi credo che, gradualmente ed in modo ben distribuito, si arriverà nel 2020 a raggiungere gli obiettivi previsti.

 

MS: Per concludere, ing. Starace, l’On. Ermete Realacci ha dichiarato, a proposito delle scelte energetiche nazionali, “…serve un’idea di futuro. Quella che ha dimostrato di avere, nel settore energetico, L’Enel Green Power.” Qual è questa visione dell’Azienda che lei dirige?

 

FS:  Mi riconosco abbastanza in quello che dice l’On. Realacci. Ciò che stiamo cercando di fare è di mettere in discussione, ogni volta ripartendo dall’inizio, quelli che sembrano concetti già acquisiti e forse dati per scontati.  Le faccio alcuni esempi, come ho già detto: il ruolo delle batterie nei sistemi energetici del futuro, la sostenibilità economica di alcune tecnologie ed il valore della loro diffusione sul mercato e  infine il ruolo dell’innovazione che ci consente di trovare nuove soluzioni da offrire all’intero mercato per garantire una loro effettiva diffusione.

Quindi la nostra vera visione è pensare, pensare e pensare senza mai dare nulla per scontato. Credo che a questo si riferisse Realacci.  E poi siamo consapevoli di non essere certo i primi: il nostro è un mestiere molto antico – se consideriamo che  abbiamo impianti rinnovabili del 1800 –  quindi tanta gente intelligente ci ha preceduto e noi non ricominciamo certo dall’inizio.

L’importante è riaffrontare costantemente le questioni principali senza dar nulla per certo e guardarle di volta in volta con occhi curiosi, occhi nuovi.

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