Rinnovabili

Spalma incentivi, tra gli emendamenti anche l’ipotesi della robin tax

Raccolta dati su fotovoltaico non incentivato, GSE risponde a FREE(Rinnovabili.it) – “Limitatamente ai soggetti che operano nel settore della produzione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ed assimilate i cui incentivi trovano copertura nella componente A3 delle tariffe elettriche, a decorrere dal periodo d’imposta che inizia successivamente al 31 dicembre 2014, l’addizionale di cui al primo periodo si applica in caso di conseguimento nel periodo di imposta precedente di un volume di ricavi superiore a 300 mila euro e di un reddito imponibile superiore a 30.000 euro”. Così recita l’emendamento all’articolo 26 – il cosiddetto Spalma Incentivi –  a firma Tomaselli e Caleo e presentato nel marasma delle oltre 1700 proposte di modifica al DL Competitività in Senato. L’emendamento del senatore del PD chiede di applicare l’addizionale Irpef del 5,5% della cosiddetta Robin Tax anche a tutte le aziende delle rinnovabili: le maggiori entrate, specifica, sono destinate esclusivamente ai fini del contenimento della componente A3 delle tariffe elettriche.

 

La proposta è solo una delle tante arrivate durante l’iter parlamentatre per mettere mano ai punti dolenti del Taglia Bollette. Punti che se da un lato preoccupano il settore produttivo, dall’altro sembrano non scalfire più di tanto i rappresentati del Governo Renzi. Il vice ministro all’Economia Enrico Morando, intervenuto in Commissione Bilancio al Senato ha fornito ulteriori elementi esplicativi sull’articolo 26 del provvedimento, soffermandosi in particolare sulla garanzia fornita dalla Cassa depositi e prestiti e su quella prestata dallo Stato; Morando ha fatto presente come le risorse appostate presso l’apposito fondo di garanzia statale appaiano sufficienti a far fronte al relativo onere. Non preoccupano invece i rischi di contenzioso connessi alla rimodulazione degli incentivi e all’allungamento dei relativi tempi di erogazione: secondo il vice ministro, infatti, “l’instaurarsi di un contenzioso non può essere escluso, ma che tuttavia sono state poste in essere le iniziative idonee a prevenirlo”.

Posizione non troppo dissimile da quella del vice ministro allo Sviluppo, Claudio De Vincenti, che si è rivolto direttamente ai fondi internazionali che contestano lo Spalma incentivi chiedendogli di “rendersi conto della ragionevolezza della posizione del governo italiano e della irragionevolezza di eventuali ricorsi“. “Noi diciamo che l’Italia vuole essere sempre più un Paese che attrae investimenti produttivi e no investimenti speculativi, investimenti che vengano a produrre e a prosperare nel Paese”.

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