La trasformazione del sistema energetica della Spagna richiederà oltre 230 miliardi di euro
(Rinnovabili.it) – Il Piano integrato per l’energia e il clima (PIEC) della Spagna potrebbe contenere la data di scadenza per il nucleare nazionale. È quanto ha anticipato ieri il ministro per la transizione ecologica Teresa Ribera parlando in apertura del XVI Meeting Energetico di Madrid. In forte ritardo rispetto gli altri Stati membri, la nazione sta ancora ragionando sul suo piano di decarbonizzazione a lungo termine e non nasconde le difficoltà. La consegna nelle mani della Commissione Europea era prevista per la fine del 2018 ma, secondo quanto rivelato da Ribera, non approderà in Consiglio dei ministri prima del 22 febbraio.
Il testo dovrà fornire la strategia energetica climatica a lungo termine ed è lo stesso ministro ad anticipare alcuni contenuti. Madrid si è imposta una riduzione del 20% delle emissioni entro il 2030 rispetto al 1990 prevede di incrementare il taglio fino al 75-80% per la fine del 2050. Per riuscire a raggiungere questo obiettivo, Ribera ha affermato che sarà necessario massimizzare l’investimento nell’efficienza energetica, sia negli edifici, che nel tessuto industriale e nei trasporti, sfruttando al massimo l’elettrificazione Le previsioni del PIEC sono che alla fine del 2030 oltre il 70% della produzione di elettricità sia rinnovabile (oggi è intorno al 40%), con l’obiettivo di portarla al 100% per metà del secolo. Di pari passo dovrà scendere non solo la quota fossile ma anche quella nucleare. La Spagna punta a chiudere tutte e sette le sue centrali atomiche tra il 2025 e il 2035. Inoltre il governo intende vietare le vendite di auto a benzina e diesel dal 2040 e incoraggiare l’installazione di almeno 3.000 MW l’anno di capacità rinnovabile.
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Il mese scorso il primo ministro Pedro Sanchez ha affermato che la revisione del sistema energetico spagnolo richiederà un investimento di 235 miliardi di euro tra il 2021 e il 2030.