Ad un anno dalla pubblicazione analizziamo i primi dati inerenti la norma internazionale ISO 50001 2011, finalizzata a supportare le organizzazioni nelle fasi dell'acquisto, gestione e uso delle risorse energetiche
Nel luglio 2011 è stata pubblicata l’attesa Norma ISO 50001, Standard per la gestione degli aspetti energetici di un’organizzazione, che si pone lo scopo di ottenere una riduzione dei gas serra e di altri impatti ambientali correlati. La Norma fornisce una guida per l’implementazione dei Sistemi di Gestione per l’Energia (SGE) e la loro certificazione, in conformità con la Norma, attesta la volontà delle organizzazioni di migliorare con continuità le proprie prestazioni energetiche, in termini di uso, consumo ed efficienza.
Secondo gli esperti, un’attenzione “metodologica” alla gestione dell’energia offre le stesse opportunità di ottenere i benefici economici apprezzati in una gestione sistematica degli aspetti qualità (ISO 9001) e ambiente (ISO 14001).
Al momento del lancio l’ISO attribuiva alla Norma la chance di incidere positivamente su ben il 58% del consumo di energia a livello mondiale. Infatti, se tutta l’industria, che impiega il 51% dell’energia consumata a livello mondiale, ed il commercio, che usa il rimanente 7%, scegliessero di certificarsi, il consumo di energia potrebbe diminuire drasticamente.
Ma era veramente necessario un altro Standard certificativo? Ecolabelling.org elenca oggi ben 424 certificazioni di prodotto o di organizzazione; di conseguenza, questo richiede che le aziende siano molto prudenti nelle loro scelte strategiche, adottando, per ovvi motivi, solo quegli Standard realmente in grado di produrre risparmio e fare la differenza dal punto di vista competitivo.
Peraltro, la nascita della ISO 50001, auspicata da molti esperti del settore, data la precedente congerie di Standard relativi alla gestione dell’energia, rispondeva ad una esigenza del mercato, ma contemporaneamente imponeva alle aziende interessate a migliorare le proprie prestazioni e ad entrare in nuovi mercati – dati i costi delle certificazioni e stante la crisi economica in corso, tuttora lungi dall’essere superata – la necessità almeno apparente di privilegiare la scelta “ambientale” o quella “energetica”.
La Norma segue lo stesso approccio delle ISO 9001 e 14001, basandosi fondamentalmente sul principio del miglioramento continuo espresso dalla metodologia PDCA, “Plan-Do-Check-Act”. Inoltre, la sua struttura, molto simile a quella della due Norme, ne facilita l’adozione da parte delle aziende già in possesso di una o più delle rispettive certificazioni. In tal modo, agli immediati vantaggi di risparmio nei costi energetici e di riduzione delle emissioni dei gas serra, si aggiunge il beneficio di immagine derivante dal fatto che l’adozione dello standard è una dimostrazione pubblica dello sforzo di miglioramento deciso dall’organizzazione, dimostrato da risultati misurabili.
Ad un anno dal varo della Norma si riscontrano due dati interessanti.
Il primo, fornito da ISO, è che le organizzazioni che hanno implementato i SGE hanno ottenuto i risparmi “promessi” dalla Norma, anche se il loro numero resta troppo basso per consentire statistiche attendibili. D’altronde, il quadro globale dell’economia e dei mercati, in questa fase storica tutt’altro che stabile e positivo, influenza fortemente la diffusione di uno strumento volontario. In tale contesto, anche il settore delle certificazioni ha subito una flessione negli ultimi due anni, più evidente nei settori maggiormente in crisi, come, ad esempio, quello dell’edilizia, per la scarsità di commesse.
Il secondo dato è che ci sono molte più organizzazioni che hanno adottato il SGE integrandolo con sistemi già implementati in azienda, di quelle che lo hanno stabilito come primo sistema di gestione (nella stragrande maggioranza aziende del mercato dell’energia). Inoltre, a detta degli operatori del settore, molte organizzazioni hanno applicato le tecniche della gestione energetica al Sistema di Gestione Ambientale già presente in azienda, senza però attivare l’iter certificativo. In tal modo, senza quasi aggravio di costi, hanno ottenuto comunque l’abbattimento dei costi energetici e la diminuzione della produzione di gas serra, ossia il miglioramento delle performance ambientali.
In aggiunta, per le organizzazioni registrate EMAS, poiché gli obiettivi raggiunti e i miglioramenti delle prestazioni ambientali ed energetiche sono oggetto della Dichiarazione Ambientale, documento pubblico che l’organizzazione deve produrre periodicamente, si ottiene anche un miglioramento dell’immagine aziendale.
Concludendo, anche solo sulla base di un anno di applicazione, pare di poter affermare che la nuova Norma abbia buone possibilità di diffusione come strumento che le organizzazioni possono adottare, specialmente ad integrazione di altri sistemi di gestione aziendali, migliorando le loro prestazioni energetico-ambientali indipendentemente da una eventuale certificazione di parte terza.
di Maria Litido – Coordinamento Certificazione Ambientale dell’UTVALAMB, ENEA