Un nuovo rapporto della Banca Mondiale avverte che la produzione di grafite, litio e cobalto potrebbe aumentare di quasi il 500% entro il 2050, per soddisfare il crescente bisogno di tecnologie verdi
Il report “Minerals for Climate Action” indaga la relazione tra decarbonizzazione e produzione di minerali
(Rinnovabili.it) – Per mantenere il riscaldamento globale sotto i 2°C di aumento, saranno necessari oltre 3 miliardi di tonnellate di minerali e metalli. Il pesante bottino servirà, infatti, a sostenere la crescita della tecnologia verde. Ad affermarlo è la Banca Mondiale in un nuovo rapporto dedicato alla relazione tra decarbonizzazione e produzione di minerali.
Il documento, intitolato “Minerals for Climate Action”, spiega che la produzione di minerali, come grafite, litio e cobalto, potrebbe aumentare di quasi il 500% entro il 2050, per soddisfare la domanda di tecnologie pulite. Nonostante l’evidente incremento, tuttavia, l’impronta di carbonio di questa filiera non sarà un problema. Gli autori ritengono infatti che la carbon footprint rappresenterà solo il 6% delle emissioni di gas serra generate dalle tecnologie fossili. Un dato che può essere ridotto ulteriormente ampliando le misure di riciclo e riutilizzo dei materiali.
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Ma la di là dell’aspetto emissivo, ci sono altri numeri che preoccupano in tema di sostenibilità. Secondo il Gruppo, nell’attuale contesto globale, la pandemia di coronavirus sta causando gravi perturbazioni all’industria mineraria. Ma le maggiori incertezze si concentrano sul dopo, ossia sulla fase di riapertura, quando molti Paesi potrebbero accelerare la produzione. “Il COVID-19 potrebbe rappresentare un rischio aggiuntivo per l’estrazione mineraria sostenibile”, afferma Riccardo Puliti, direttore globale della Word Bank per le industrie energetiche ed estrattive. Anche per questo motivo, l’istituto ha avviato la Climate-Smart Mining Initiative, iniziativa che sostiene l’estrazione e la lavorazione sostenibili di minerali e metalli minimizzando l’impronta sociale, ambientale e climatica lungo tutta la catena del valore.
Il documento rivela anche che alcuni minerali, come il rame e il molibdeno, saranno utilizzati in una vasta gamma di tecnologie; altri, come la grafite e il litio, potrebbero essere indirizzati verso un solo segmento. Ciò significa che qualsiasi cambiamento nell’impiego di tecnologie energetiche pulite potrebbe avere conseguenze significative sulla domanda di determinate risorse.
Ad esempio il settore fotovoltaico richiederebbe la quota maggiore di alluminio. E insieme all’eolico assorbirebbe la maggior parte della produzione di rame.
”Questo nuovo rapporto – continua Puliti – si basa sulla competenza di lunga data della Banca mondiale nel supportare la transizione di energia pulita e fornisce uno strumento basato sui dati per comprendere come questo spostamento avrà un impatto sulla futura domanda di minerali”.
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