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I sistemi di accumulo come soluzione per la decarbonizzazione

Con il Crollo del prezzo del petrolio ed il fallimento del mercato, si evidenziano sempre di più le potenzialità delle rinnovabili e dei sistemi di accumulo come reale alternativa alla transizione energetica

sistemi di accumulo
Credits: Josef Kubeš – 123rf.com

di Patty L’Abbate

(Rinnovabili.it) – Il crollo del prezzo del petrolio, dovuto a motivi sia macroeconomici che tecnici, è un chiaro segno di fallimento del mercato. I prezzi sono diventati persino negativi. Il fermo dovuto al coronavirus ha ridotto drasticamente la domanda e il processo di estrazione non può essere fermato, non si riesce più a stoccarlo! Nonostante il taglio alla produzione effettuato dall’Opec. Questo dovrebbe farci riflettere sullo spreco di capitale naturale che sta avvenendo, il petrolio è una risorsa non rinnovabile. Il passaggio alle fonti rinnovabili con energia da poter  stoccare ed utilizzare nel momento di bisogno è necessario. Ne ho recentemente parlato anche in una intervista con Adnkronos. 

Il Covid-19 ha creato un’oscillazione nei prezzi dell’elettricità, solitamente i prezzi negativi sono una caratteristica del mercato energetico nei periodi di vacanza, mentre ora ad esempio il 6 aprile l’elettricità in Germania per la consegna nel blocco di 15 minuti di 00: 30-00: 45 è stata scambiata a € 520/ MWh e meno di due ore dopo, l’elettricità consegnata nel blocco di 15 minuti del 02: 15-02: 30 scambiato a meno € 385/ MWh. Immaginate quindi che risparmio ci sarebbe se ogni famiglia potesse immagazzinare l’energia quando è a costo più basso per poterla utilizzare nei momenti di picco. Ne ho parlato al workshop “The green new deal and the national energy and climate plans in Italy”, che ho organizzato insieme ad Eufores e a cui sono intervenuta in rappresentanza del Senato italiano. Abbiamo parlato di energie rinnovabili, ma il mio è stato un focus dedicato in particolar modo all’importanza dei sistemi di accumulo per questo tipo di energia, delle “batterie” sostenibili capaci di immagazzinare energia green.

I sistemi di accumulo sono la giusta soluzione per decarbonizzare la rete elettrica ed aggiornarla con le nuove tecnologie. Politicamente si è compreso il loro ruolo importante: consentono di immagazzinare l’elettricità, di stabilizzare la rete, sono l’anello mancante delle fonti  rinnovabili che, come sappiamo, sono intermittenti. Inoltre, il potenziale di stoccaggio può soddisfare altre esigenze, come alleviare la congestione e appianare le variazioni di potenza che si verificano indipendentemente dalla generazione di energia rinnovabile. Sono a mio avviso, il quarto pilastro della transizione energetica, un fattore chiave anche come strumento per raggiungere gli obiettivi di emissione di CO2, legati all’accordo di Parigi. 

I sistemi di accumulo possono anche creare un mercato di grande potenzialità, utili per la lotta al cambiamento climatico, per la decarbonizzazione delle centrali elettriche a combustibili fossili,  sono di supporto all’ aumento dell’autoconsumo e alla diminuzione dei costi in bolletta. Ma c’è ancora molta strada da fare prima che progetti di stoccaggio e scarico su larga scala come le batterie diventino economici e competitivi sul mercato

L’Associazione europea per lo stoccaggio dell’energia (EASE) nell’ultima relazione annuale ha pubblicato che nel 2019 è stato accumulato e distribuito 1 GWh di energia, mentre nell’anno precedente il valore si aggirava intorno a 1,4 GWh.  

Il rallentamento nel 2019 è emerso a causa della preoccupazione che il coronavirus possa bloccare l’implementazione delle tecnologie energetiche pulite, e i progetti di accumulo di energia su larga scala hanno rallentato la corsa. È proprio questo il punto critico. Questi impianti necessitano di un sostegno finanziario e normativo: a differenza delle installazioni domestiche, i grandi sistemi di accumulo richiedono autorizzazioni, gare d’appalto ed altri mille passaggi. L’alleanza europea per le batterie ha costituito una piattaforma d’Investimento Aziendale con l’obiettivo di rafforzare la crescita della catena del valore europea nel settore dell’accumulo di energia. La rete comprende la Commissione europea, gli Stati membri dell’UE, la Banca europea per gli investimenti e oltre 250 stakeholder. Mentre il mercato legato al residenziale, con sistemi di accumulo di taglia domestica regge molto bene l’urto.  

In Italia grazie ad una serie di bandi si promuove la diffusione dei sistemi di accumulo che consentono di incrementare l’autoconsumo. Da un’analisi dell’impatto questi hanno consentito di evitare ogni anno l’immissione in rete di circa 500 MWh negli orari in cui la produzione degli impianti fotovoltaici è troppo abbondante, che verranno auto-consumati negli orari non di punta. Ha fatto conseguire una riduzione di emissioni tra 0,18 e 0,51 tonnellate di CO2 all’anno. Ha permesso un risparmio in bolletta elettrica di circa 112.000 euro all’anno. Ora è online il nuovo avviso pubblico per le “Reti Intelligenti”: oltre 23 milioni di euro per la realizzazione di smart grid in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, sarà possibile presentare le domande fino al primo giugno 2020. 

Patty L’Abbate – Senatrice della Repubblica Italiana