Rinnovabili • Celle batterie al litio Rinnovabili • Celle batterie al litio

Celle batterie al litio, l’UE sarà indipendente dalla Cina nel 2027

Ma sulla produzione catodica e quella delle materie prime c'è ancora molta strada da fare. T&E: L’Europa ha bisogno di nuovi incentivi anche per controbilanciare l'espansione produttiva USA

Celle batterie al litio
via depositphotos.com

Celle batterie al litio, pianificata una capacità produttiva da oltre 1000 GWh

(Rinnovabili.it) – Qualcosa ha iniziato a muoversi da quando, nel 2017, l’Unione europea ha lanciato l’European Battery Alliance. Il mercato regionale ha fatto squadra, i paesi si sono rimboccati le maniche e sono aumentati i finanziamenti e i progetti dedicati. Al punto che oggi nel vecchio Continente risultano pianificati 1.416 GWh di capacità produttiva annuale di celle per batterie a ioni litio. E nonostante i colli di bottiglia nella consegna delle apparecchiature e delle materie prime, le future gigafactory rappresentano ancora una grande promessa di indipendenza per l’Europa.

Secondo un nuovo studio di Transport & Environment (T&E) i piani produttivi potrebbero permettere all’Unione europea di essere completamente autosufficiente nella produzione di celle a ioni di litio già nel 2027. Portando dentro i propri confini il 67% della produzione catodica di cui ha bisogno entro la stessa data. Dati positivi che non dovrebbero tuttavia far abbassare la guardia. Oggi, infatti, il mercato comunitario dell’energy storage si trova di fronte ad un altro grande competitor: gli Stati Uniti.

Il pericolo statunitense

L’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense con i suoi nuovi crediti d’imposta per i progetti d’accumulo, ha determinato da subito una crescita nella capacità pianificata di produzione batterie stelle e strisce. Al punto da superare sulla carta la progettazione europea e da convincere molte aziende a spostare l’attenzione dall’Europa al nord America. “La catena di fornitura della batteria di un’auto elettrica riceverà fino a 50 dollari di sovvenzione per ogni kWh, o più di un terzo degli attuali costi totali della batteria”, spiega T&E. “Per i metalli critici e la loro lavorazione, dove l’Europa sta solo iniziando a recuperare terreno, il rischio è che gli investimenti vadano semplicemente altrove”.

Per ora l’UE gioca in vantaggio. A livello comunitario la metà delle celle delle batterie agli ioni di litio utilizzate nei veicoli elettrici e nei sistemi di energy storage  sono state prodotte nel Blocco nel 2022, in particolare in Polonia, Ungheria e, in misura minore, in Germania e Svezia. E l’associazione è convinta che grazie alle gigafactory pianificate, l’Europa possa raggiungere l’autosufficienza già nel 2027

L’Inflation Reduction Act ha però cambiato le regole del gioco”, spiega Veronica Aneris, Direttrice di T&E Italia. “Per questo l’Europa deve garantire maggiori risorse se non vuole rischiare di perdere gli impianti produttivi già previsti e i relativi nuovi posti di lavoro a favore degli Stati Uniti”. Il problema, ci tiene a sottolineare l’associazione, non è solo la mancanza di denaro, ma la complessità nell’ottenerlo. I processi di approvazione sono spesso lenti e con scadenze sconosciute, seguono complessi iter burocratici e non sono bancabili allo stesso modo dei crediti di produzione dell’IRA statunitense. 

celle delle batterie al litio

Batterie, serve un fondo sovrano europeo

Secondo T&E, l’UE dovrebbe dotarsi di un Fondo Sovrano Europeo (ESF) per il sostegno alle tecnologie verdi da finanziare attraverso l’emissione comune di debito. In questo modo si garantirebbe una parità di condizioni per tutti gli Stati membri evitando che i Paesi che dispongono di risorse maggiori traggano vantaggio da queste ultime offrendo generosi aiuti pubblici alle loro aziende. Il Fondo, precisa l’organizzazione, dovrebbe offrire un supporto esclusivamente ai comparti produttivi verdi interessati dall’IRA statunitense, come i veicoli elettrici, le batterie e le energie rinnovabili.

“In questo quadro – aggiunge Aneris – per l’Italia è urgente sviluppare un piano atto a collocare la sua industria nazionale in una posizione strategica lungo la nuova catena del valore […] L’ESF però, non dovrà essere per l’Italia un’occasione persa in materia di mobilità elettrica come lo è stato il PNRR. I fondi dovranno essere indirizzati a quei settori strategici realmente capaci di salvaguardare il futuro dei posti di lavoro e la competitività industriale nazionale: veicoli elettrici, batterie ed energie rinnovabili”.