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Convertire le miniere abbandonate in batterie a gravità grazie alla sabbia

La nuova tecnica messa a punto dall’IIASA si chiama Underground Gravity Energy Storage (UGES) e sfrutta l'energia cinetica potenziale della sabbia

Batterie a gravità: nuova vita per le miniere abbandonate
Foto di Angela da Pixabay

La tecnica UGES sfrutta l’energia potenziale della sabbia per trasformare le miniere in batterie a gravità

(Rinonvabili.it) – Nessuno sa esattamente quante siano, ma le stime più affidabili battono intorno a 1 milione. Parliamo delle miniere abbandonate disseminate ai quattro angoli del Pianeta. Una volta esaurita la loro vita utile diventano un costo e possono generare problemi di inquinamento notevoli. Ma cosa succederebbe se potessimo convertirle in batterie a gravità utilizzando della semplice sabbia?

È quello che si è chiesto un team di ricercatori dell’International Institute for Applied Systems Analysis in Austria. Trovando un modo per convertire le miniere abbandonate in preziosi siti di stoccaggio disseminati capillarmente sul territorio e in grado di procurare energia rinnovabile in modo programmabile quando ce n’è più bisogno. Sfruttando la differenza di altitudine tra l’ingresso e il fondo delle miniere e l’energia potenziale di un materiale come la sabbia. La nuova tecnica messa a punto dall’IIASA si chiama Underground Gravity Energy Storage (UGES) ed è pubblicata su Energies.

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Come funziona la batteria a gravità in miniera

In cosa consiste e come funziona? L’accumulo gravitazionale è una strada che viene sempre più esplorata con l’aumentare della richiesta di storage per dare stabilità alla rete stante l’incremento di rinnovabili intermittenti (solare, eolico) nel mix. Il principio di base non è nuovo, anzi sta compiendo 100 anni: pensiamo all’idroelettrico a pompaggio. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di sviluppare sistemi innovativi per lo stoccaggio a gravitazionale. Gravitricity, in Scozia, usa un sistema di pesi da 25 tonnellate in un pozzo profondo. Un’altra proposta dell’IIASA, dello scorso maggio, proponeva di trasformare i grattacieli in batterie gravitazionali.

Nel caso dell’UGES, lo stoccaggio si basa sulle miniere abbandonate. La tecnica genera elettricità quando il prezzo è alto facendo scendere la sabbia in una miniera sotterranea e convertendo l’energia potenziale della sabbia in elettricità tramite un freno rigenerativo (simile a quello usato per tram, treni e auto elettriche). Per poi sollevare la sabbia dalla miniera a un serbatoio posto ad un’altezza superiore utilizzando motori elettrici per immagazzinare energia quando l’elettricità è più economica. Ovviamente, la taglia di queste batterie a gravità dipende dalle dimensioni -profondità e ampiezza in volume- della miniera abbandonata che viene convertita.

Come costi d’investimento, i ricercatori stimano da 1 a 10 $/kWh e un costo per unità di capacità di stoccaggio di circa 2000 $/kW. Contando la quantità di miniere abbandonate sparse nel mondo, soprattutto in Cina, India, Russia e Stati Uniti, il potenziale teorico globale oscillerebbe tra i 7 e i 70 TWh.