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Sistema energetico italiano, senza investimenti si rischia la crisi

Sistema energetico italiano
Credit: draoomx (pixabay.com)

 

Il sistema energetico italiano ha bisogno di 4 GW di accumuli per il 2030

(Rinnovabili.it) – Senza nuovi investimenti in aree chiave del sistema energetico italiano, l’attuale transizione energetica rischia di trasformarsi in una “crisi energetica”. Questo quanto emerge dal rapporto di Althesys, società di consulenza che dal palco di Key Energy 2019 ha presentato i suoi scenari NET, acronimo di New Electric Trends. L’occasione è quella offerta dall’incontro “L’evoluzione del sistema elettrico italiano- Scenari futuri tra decarbonizzazione e  innovazione”, appuntamento in cui aziende e associazioni di settore si sono ritrovate assieme per rispondere ad una domanda: Cosa serve per centrare gli obiettivi al 2030?

L’Unione Europea, infatti, ha fissato precisi target 2030 a livello comunitario e l’Italia, come gli altri Stati Membri, ha presentato la propria proposta di Piano Nazionale Energia e Clima per raggiungerli. A partire da quella che è ancora una bozza di Piano è scaturita la discussione odierna, per evidenziare sfide ma anche opportunità che si presenteranno all’Italia nel breve termine.

 

Uno degli elementi primari evidenziati da Althesys riguarda il futuro programma di investimenti per il sistema energetico italiano. Il Paese ha già programmato l’abbandono graduale del carbone ma si scontra internamente con una crescita delle rinnovabili molto lenta e una pianificazione della nuova capacità d’accumulo quasi inesistente.

Non solo: molti impianti stanno invecchiando. Solo nel settore fotovoltaico, negli ultimi 4 anni, la capacità produttiva persa per l’invecchiamento dei moduli è stata di poco superata dalla nuova potenza installata (leggi anche Il fotovoltaico italiano invecchia, è tempo di revamping e repowering). Molte delle attese in questo campo sono rivolte agli effetti del Decreto Fer 1  (il primo bando ha raccolto già 888 domande per un totale 772 MW) e del futuro Fer 2 ma per esperti ed ambientalisti, il paese dovrebbe fin da subito alzare l’asticella dell’ambizione del Piano Energia e Clima

 

Secondo Alessandro Marangoni, economista di Althesys, sarà necessario rivedere il target rinnovabili riportato nella proposta PNIEC 2019 ( ossia un 30 per cento sui consumi finali), “andando oltre il 55,4 per l’elettrico”. In questo caso, il fotovoltaico potrebbe superare i 50 GW indicati dal piano, arrivando a produrre più di 74 TWh/anno, mentre l’eolico potrebbe puntare al raddoppio, passando da 10,4 a 18,4 GW di capacità installata.

“Finora ci hanno salvato le importazioni, ma presto non basteranno più”, aggiunge Marangoni riordino quali criticità il Belpaese dovrà risolvere nell’immediato: secondo gli Scenari NET per non rischiare la crisi energetica sarà necessario realizzare nuove centrali a gas per 5 GW accumuli per 3 GW nel breve termine, e di ulteriori 8 GW a gas e oltre 4 GW di stoccaggio entro la fine del prossimo decennio. “Purtroppo le sole fonti rinnovabili non basteranno a sostituire i grandi impianti a carbone. E nel frattempo le politiche climatiche e ambientali dovrebbero spostare i consumi verso l’elettricità, anche quelli termici e dei trasporti”. 

 

La società sottolinea ritiene anche che occorra  rafforzare le reti sulla dorsale Sud-Nord e realizzare un nuovo collegamento triterminale tra Sardegna, Sicilia e Campania.  Appare evidente la necessità di mettere mano a una riforma complessiva del mercato elettrico – conclude Marangoni – andando così oltre le indicazioni del Clean Energy Package la cui revisione del market design pare oggi di non ampio respiro”.

 

Sulla transizione energetica era intervenuto, in apertura di Ecomondo, anche il Ministro allo Sviluppo Patuanelli anticipando che le prossime priorità governative “Nel corso del 2020 provvederemo al recepimento delle direttive sulle rinnovabili, sull’efficienza, sugli edifici e sul settore elettrico: in questo ambito potremo rivedere e potenziare il sostegno a fonti rinnovabili, efficienza energetica e mobilità sostenibile. Sarà, di particolare importanza sviluppare strumenti di carattere finanziario, volti ad aumentare l´effetto leva delle risorse pubbliche messe in campo […]  Tuttavia, dovremo creare anche un contesto favorevole agli investimenti nella sostenibilità, con opportuni fattori abilitanti quali strumenti tecnologici e informativi, semplificazione delle procedure e condivisione degli obiettivi con le regioni”.

 

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