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SEN2030, i primi commenti tra (mezzi) applausi e (piene) bocciature

Dal Movimento 5 Stelle e dalle principali associazioni ambientaliste arrivano i primi giudizi al documento di programmazione energetica nazionale. Il verdetto? Si doveva fare di più

SEN2030

 

 

(Rinnovabili.it) – A pochi minuti dalla firma del decreto sulla strategia energetica nazionale SEN2030, arrivano già i primi commenti dal mondo ambientalista e politico. Il documento è essenziale non solo per la dimensione nazionale dello sviluppo energetico, ma anche per quello che sarà il ruolo italiano nella sfida climatica  europea e globale.

 

In questo contesto, spiega il WWF, la scelta  Governo di fissare ‘l’obiettivo politico’  del phase out del carbone nel 2025, va considerata una  “una prima vittoria per il clima e per la salute dei cittadini”. Un punto d’inizio, sottolinea l’associazione del Panda, non di arrivo. “Ora, però, è necessario che alla dichiarazione della SEN seguano provvedimenti e politiche”. Tra gli aspetti positivi della nuova Strategia energetica nazionale, il WWF sottolinea anche l’obiettivo del 55% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030, che dovrà essere necessariamente accompagnato “da adeguati sistemi di accumulo che devono essere efficienti e sinergicamente funzionali anche a sistemi di generazioni sempre più distribuita”. Uno degli aspetti più critici del documento è rappresentato dalla scelta di continuare a puntare sul gas, regalandogli il ruolo di vettore delle transizione energetica “La letteratura scientifica ci dice invece come il gas, seppur dotato di performance ambientali migliori del carbone, non debba essere oggetto di massicci investimenti in una fase di transizione già iniziata e avanzata, giacché questo impedirebbe di puntare sulle tecnologie a zero carbonio e, quindi, non consentirebbe di conseguire gli obiettivi climatici stabiliti dall’accordo di Parigi”.

 

Una decisione che oggi bacchetta anche Greenpeace: “Non possiamo pensare di sostituire il carbone con il gas naturale”, spiega il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio “bisogna investire in smart grid, efficienza energetica e rinnovabili, per limitare al minimo indispensabile il ricorso al gas e la costruzione di nuove infrastrutture come gasdotti o rigassificatori, visto che questo andrebbe anche contro i dichiarati obiettivi di indipendenza energetica”. Quello che l’associazione chiede è che vengano dati ai cittadini gli strumenti per far parte della rivoluzione energetica da protagonisti, vestendo i panni di quei energy citizen citati dalla Commissione Europea nel suo Pacchetto Energia. Altra nota dolente il nuovo meccanismo di capacità: “In Europa l’Italia si dice favorevole al capacity payment, ossia al finanziamento con soldi pubblici di centrali a carbone e a gas, senza alcuna restrizione”, aggiunge Onufrio.

 

È secco il No che arriva dal senatore pentastellato Gianni Girotto, secondo cui gli obiettivi su rinnovabili ed efficienza energetica sono del tutto insufficienti, così come scarsi sono gli strumenti per raggiungerli. “La Sen approvata questa mattina dal governo seppur contiene alcune integrazioni rispetto alla proposta non cambia nella sostanza l’orientamento politico tenuto in questa legislatura di difesa di un modello energetico centralizzato. In contraddizione con gli obbiettivi europei e gli accordi internazionali sul clima e l’energia la Sen mantiene il dominio delle fonti fossili spingendo troppo sul gas che necessita della realizzazione di nuove infrastrutture e saranno non solo sotto utilizzate ma anche pagate con l’incremento dei costi della bolletta dei consumatori”.

 

Anche il MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati sottolinea le pericolose lacune presenti nel documento. “Zero carbone ma non si dice una parola sulle fossili: è necessaria la exit strategy per uscire dal petrolio. Visione che al governo dei lobbisti manca del tutto. Si parla di diversificazione delle fonti per giustificare infrastrutture inutili come il Tap e anzi si aggiunge che non tollereranno stop da parte dei comuni. Pugno duro quindi. Certamente ora bisognerà aspettare gli atti veri e propri, per ora  è un elenco di desiderata, uno spot che viene bene per il clima da campagna elettorale, ma le premesse non sono buone. Oltretutto non ci sarà tempo per i decreti attuativi e intanto nella stabilità non c’è alcuna misura strutturale che pianifichi e organizzi l’attuazione della Sen”.