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Saul Fava: la rivoluzione digitale porterà il futuro del pianeta ad essere elettrico

Il responsabile in Italia della trasformazione digitale della Schneider Electric ci illustra la visione dell’azienda in funzione dei nuovi scenari basati su tre obiettivi strategici: decentrare, digitalizzare e decarbonizzare

Saul Fava

 

Il settore dell’energia elettrica è oggetto da qualche anno di una profonda trasformazione.

Il cambiamento è dovuto a diversi fattori: l’aumento esponenziale delle rinnovabili nel mix energetico nazionale, la crescente sensibilità sociale verso soluzioni di decarbonizzazione e l’esigenza di digitalizzare i flussi per rispondere, in modo intelligente, alle diversificate esigenze di produzione e domanda. Insomma una vera e propria rivoluzione tecnologica che apre, davanti a noi, scenari straordinari che potrebbero cambiare i nostri stili di vita.

Per capire meglio in quale direzione si sta muovendo il settore, e quali sono le strategie utilizzate, abbiamo incontrato Saul Fava, responsabile marketing strategico e trasformazione digitale del colosso multinazionale Schneider Electric.

 

Il futuro modello energetico italiano sta rapidamente evolvendosi verso le tre D: decentralizzazione, digitalizzazione, decarbonizzazione. Come si sta organizzando la Schneider Electric Italia nei confronti di questa radicale trasformazione?

In effetti seguo queste tematiche da anni. Quando trattiamo di decentralizzazione, digitalizzazione e di decarbonizzazione parliamo di un mercato che sta cambiando il proprio assetto.

Partiamo dalla decentralizzazione: ci stiamo muovendo verso una direzione di trasformazione degli impianti di generazione – in Italia avevamo il diffuso modello dei grandi impianti a turbogas – passando a quello della generazione distribuita con un ruolo ancora importante del fotovoltaico. Cambiano le taglie, passando dai grandi impianti del 2014 ai piccoli impianti che vanno da quelli residenziali, sotto i 20 kWp, a quelli industriali fino a 200 kWp. Molto importante anche la decarbonizzazione che direi si possa ritenere un dato di fatto grazie all’utilizzo crescente delle fonti energetiche rinnovabili. In particolare la produzione di energia elettrica da rinnovabile. Il nostro AD dice “il futuro del mondo sarà elettrico”, in effetti è vero sia dal lato di produzione che dal lato della domanda. Pensiamo al potenziale sviluppo della mobilità elettrica: in Italia siamo ancora all’inizio, ma si prevede un trend di crescita esponenziale del settore.

 

E sul fronte della digitalizzazione come si sta muovendo la Schneider Electric?

Cerchiamo di aiutare i clienti per rispondere, in modo sempre più puntuale, alle nuove esigenze della infrastruttura, in altre parole ad automatizzare i sistemi di rete. Pensi all’impatto che può avere la generazione distribuita sul territorio, una situazione completamente nuova in cui l’utente diventa, contemporaneamente, non più solo un consumatore, ma anche produttore con tutte le logiche che ne conseguono, dallo storage, alla produzione, alla determinazione del momento più opportuno per il consumo a quello di consegna, insomma una situazione in cui la rete deve essere in grado di gestire con intelligenza e simultaneamente questi aspetti.

 

Quando parla di clienti a quale tipologia allude?

A tutti coloro che gestiscono il servizio elettrico, ma anche al mondo del terziario, industriale, infrastrutture, costruttori di macchine.

Ad esempio: la Schneider Electric gestisce in partnership con ENEL un progetto mirato a realizzare una piattaforma che sia in grado di gestire i flussi di energia. In questo processo accompagniamo anche altre utility per far si che l’infrastruttura sia in grado di gestire e supportare in modo intelligente questi flussi di energia, sia lato produzione – da generazione centralizzata a distribuita –  sia lato domanda, in particolare con l’avvento della mobilità elettrica.

 

Scendendo di scala: qual è concretamente il ruolo delle tecnologie digitali nella costruzione di questo nuovo modello energetico?

Il ruolo è molto semplice:  far sì che la rete sia sempre nelle condizioni ideali di esercizio, cioè alla maggior efficenza e al minor costo per la collettività. Quando diciamo, con il nostro slogan, Life is On vogliamo assicurare che la rete sia in grado di riconfigurarsi e redistribuirsi, per garantire che l’energia arrivi quando e dove serve. Altro aspetto per noi essenziale è che il trasporto e la distribuzione avvengano nel modo più efficiente possibile: l’ottimizzazione dei flussi di energia e la capacità di saper intervenire e riconfigurare la rete in funzione del carico può ridurre notevolmente i costi e contenere i consumi.

 

Veniamo alla situazione dell’infrastruttura nazionale. L’Italia soffre di un atavico ritardo nell’adeguamento della rete alle nuove esigenze dettate dalla produzione distribuita e dalle smart grid. Come pensate di superare questo problema? 

La sfida che ci troviamo da giocare oggi in Italia è abbastanza complessa. Da una parte abbiamo delle aree in cui il livello del servizio della rete deve essere ancora elevato, dall’altra abbiamo dei buoni standard qualitativi che hanno portato i distributori di energia, negli ultimi anni, a fare mediamente degli importanti passi in avanti.  Quindi ci troviamo in una situazione che è decisamente cambiata rispetto al passato, ma che ha ancora ampi margini di miglioramento.

 

Come attuate operativamente la vostra attività nei confronti delle utility?

La nostra attività, per offrire valore, si deve basare su due distinti livelli: le tecnologie e le persone.

Le prime hanno un ruolo rilevante in quanto debbono essere efficaci, funzionali e sempre ben testate. L’altro tema sono le persone. Ma quando parliamo di queste applicazioni dobbiamo pensare ad applicazioni complesse il cui processo di definizione prevede necessariamente un coinvolgimento dei nostri specialisti per affiancare il cliente nello svolgimento dei processi di analisi. Di conseguenza il ruolo delle persone diventa indispensabile nell’economia del processo ed è per questo che un’azienda come la nostra pone la massima attenzione alla competenza e all’aggiornamento del proprio personale. In questo modo riusciamo ad affiancare gli operatori delle Utility, nel processo di trasformazione digitale del settore, proponendo le soluzioni migliori basate sulla nostra esperienza. In alte parole: le persone fanno la differenza, specialmente quando le soluzioni diventano complesse.

 

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Ecco parliamo di complessità: lei ha affermato in altre occasioni che l’informatizzazione della rete consente la creazione di data lake: qual’è esattamente il loro ruolo nel processo di digitalizzazione?

Io credo che su questo tema ci sia ancora molto da fare.

Attualmente Il principale utilizzo dei data lake è in uso B2C. Tutto il mondo legato alle applicazioni B2B, infatti,  è ancora da esplorare. Manca ancora la capacità di poter correlare tra loro informazioni complesse da mettere al servizio dell’utente finale al fine di suggerire condizioni ottimali per la gestione di impianti piuttosto che scelte più convenienti dal punto di vista commerciale. Stiamo però facendo velocemente passi in avanti.

Scendendo in ambito più tecnologico, il piano di sviluppo industria 4.0 ha avuto un’efficacia decisamente rilevante. Ciò che stiamo constatando in questo segmento di mercato, ed in particolare nel mondo industriale 4.0, è che ormai si dà per scontato trattare di connettività o di integrazione orizzontale e verticale, cioè di applicazioni e attività che in realtà fino a qualche hanno fa si pensavano riservate e pochissimi. In verità la tecnologia, in misura più o meno complessa, esisteva anche prima, ma oggi questo nuovo approccio è servito a sviluppare la cultura media del settore. Ed è questa che sta facendo la differenza.

Purtroppo in questo senso registriamo un diverso grado di sensibilizzazione da parte delle imprese: le grandi aziende hanno  saputo più velocemente utilizzare gli incentivi per valorizzare e modernizzare gli impianti, le piccole realtà hanno avuto un avvio più lento.

 

Che tempi prevedete per l’affermazione dei data lake anche nel contesto B2B?

La crescita in questo ambito è oggi esponenziale.

Ciò che si riscontra, confrontandosi con gli altri operatori del settore, è che applicativi di business intelligence – cioè sistemi che riescono ad interagire tra loro – oggi sono estremamente diffusi. Credo che nel giro di pochi anni anche nel mondo delle piccole e medie imprese i data lake possano avere un ruolo straordinario nel consentire di prendere decisioni più mirate ed agili. Stiamo registrando questa progressione, ma c’è ancora tanto da fare ed in questo senso un’azienda come la nostra può avere un ruolo ed una responsabilità importante.

 

Infine. Il vostro AD ha comunicato che  la Schneider Electric diventerà nel 2030 rinnovabile al 100%. Come riuscirete ad arrivare a questo ambizioso risultato?

Personalmente credo che sia un traguardo ambizioso, ma raggiungibile.

Credo che applicando ai nostri processi industriali tecnologie e metodiche che già offriamo ai nostri clienti potremo verosimilmente raggiungere il risultato. Per altro le nostre linee di produzione non sono particolarmente energivore.

In Italia, poi, abbiamo prevalentemente uffici e centri di progettazione. L’obiettivo lo raggiungeremo attraverso l’utilizzo di tecnologie di smart building che integrano la produzione da fonte rinnovabile ai sistemi di gestione intelligente.  Esse consentono,  a livello locale, di gestire i flussi di energia rendendo efficiente il rapporto tra produzione e domanda.

Attraverso l’utilizzo di queste tecnologie credo che l’obiettivo sia verosimilmente raggiungibile.

E sarà una bella scommessa.