Rinnovabili • Rinnovabili •

Russia e Cina: secondo accordo sul gas

30 miliardi di metri cubi per 30 anni: il nuovo patto Russia Cina per il gas si somma a quello siglato in aprile. Pechino potrà soddisfare il 17% della domanda interna

Russia e Cina secondo accordo sul gas-(Rinnovabili.it) – Quando Vladimir Putin e Xi Jinping si guardano sorridenti, di solito è perché nel loro cervello sta frullando la stessa immagine: quella dei dollari. Dollari sgorganti dal gas che il primo fornirà al secondo, grazie ad un nuovo patto per il 2020. Un accordo da 38 miliardi di metri cubi l’anno (metà dei consumi italiani) per trent’anni, era già stato siglato nel maggio scorso, poco prima che la Russia annettesse la Crimea.

 

 

La fornitura sarà garantita da un gasdotto lungo 2.200 chilometri dalla Siberia alla Cina orientale ancora da costruire. La Cina ci ha investito oltre 400 miliardi di biglietti verdi, cifra che stavolta sarà leggermente inferiore, ma sempre altissima. Infatti sono circa 30 miliardi di metri cubi annui inclusi del patto, anch’essi previsti per 30 anni. Quando sarà a regime (cioè entro il 2020), il patto permetterà ai russi di soddisfare il 17% della domanda di Pechino. I due presidenti hanno firmato proprio sotto il naso di Obama, appena arrivato nella capitale cinese per l’Asia-Pacific Economic Cooperation summit. L’export verso l’Asia aumenta le possibilità di una saturazione del mercato energetico globale nel prossimo decennio. Una volta iniziate le forniture, la Cina soppianterà Germania e Russia come principale mercato del gas, anche a causa dell’inasprirsi delle relazioni tra Putin e il blocco Euro-americano a seguito della crisi ucraina.

 

 

L’accordo porta la Russia a stringere legami politico economici sempre più forti con la Cina, anche perché si tratta dell’unico Stato con una capacità finanziaria e di mercato in grado di assorbire l’export russo. Per Mosca è inoltre un toccasana trovare uno sbocco ad est: almeno eviterà di trovarsi isolata a seguito delle sanzioni provenienti da ovest. Anche l’Australia è presa in contropiede dalla svolta russa di Pechino: il suo Lng (liquid natural gas) verrebbe a costare troppo, rischiando di finire fuori mercato qualora la Cina fosse soddisfatta degli accordi presi con Mosca.