Il tribunale europeo chiede di verificare l’impatto sulle aree rurali delle politiche “rinnovabili” e di migliorare il quadro di sostenibilità per le bioenergie
(Rinnovabili.it) – Il finanziamento di progetti in materia di energie rinnovabili ha notevoli potenzialità per promuovere uno sviluppo rurale sostenibile, ma fino ad ora questo potenziale è rimasto per lo più non sfruttato. Questa la conclusione a cui è giunta la Corte dei Conti europea dopo aver indagato la connessione oggi esistente tra politiche energetiche verdi e finanziamenti alle aree rurali. Nel corso dell’audit appena concluso, il tribunale ha riscontrato che vi sono notevoli sinergie potenziali tra i due campi ma che gli attuali orientamenti comunitari non sono abbastanza espliciti nello stabilire condizioni che colleghino con successo energie rinnovabili e sviluppo sostenibile.
Non solo. Attualmente non risultano essere stati affrontati nel giusto modo neppure i rischi ambientali e socio-economici associati alla diffusione delle bioenergie, le fonti verdi numero uno nelle zone rurali. Il pericolo? Che “la combinazione di valori-obiettivo in termini di energia da fonti rinnovabili, regimi di sostegno pubblico e criteri di sostenibilità deboli per la bioenergia” incentivi “l’uso della biomassa a fini energetici, senza fornire però sufficienti garanzie riguardo alla sostenibilità delle fonti da cui tale biomassa proviene”.
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La soluzione al problema parte direttamente dalla serie di buone pratiche individuate durante l’audit dalla Corte dei Conti. Una di queste riguarda da vicino l’Italia e più precisamente la Toscana. L’esempio riportato è quello di un’azienda vitivinicola che ha calcolato l’impronta di carbonio dei propri prodotti e impostato un programma di autoproduzione energetica dotandosi di un impianto geotermico per il raffrescamento, uno fotovoltaico e una centrale di riscaldamento a biomassa legnosa. Oltre a migliorare la propria performance ambientale, l’impresa ha migliorato i propri risultati economici, il che le ha anche permesso di accrescere il numero di dipendenti (da 8 nel gennaio 2011 a 20 nel dicembre 2016).
La Corte raccomanda che nella definizione della nuova politica energetica, la Commissione e gli Stati membri tengano conto del contesto e dei bisogni delle comunità rurali, prendendo in esame i potenziali impatti positivi e negativi. A tal fine, spiega il tribunale, Bruxelles dovrebbe elaborare un dispositivo di verifica per le aree rurali da introdurre nel processo di consultazione con gli Stati membri sui piani nazionali integrati per l’energia e il clima. Inoltre “dovrebbe definire la finalità che gli investimenti del FEASR in energie rinnovabili dovrebbero perseguire, le modalità con cui dovrebbero fornire valore aggiunto nelle aree rurali e il modo in cui il FEASR debba affiancarsi ai regimi di finanziamento UE e nazionali esistenti per le energie rinnovabili”.