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Rinnovabili: lo spalma incentivi è incostituzionale, parola di Onida

Rinnovabili: lo spalma incentivi è incostituzionale, parola di Onida(Rinnovabili.it) – La misura dello spalma incentivi per le rinnovabili è incostituzionale. Questo quanto affermato presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, e riportato oggi da assoRinnovabili. A pochi giorni dalla presentazione del Decreto Taglia bollette, ancora non si conosce con sicurezza i provvedimenti  inseriti  a discapito del comparto delle green energy italiane. Eppure emerge con sempre più certezza l’intenzione del Governo di mantenere all’interno l’obbligatorietà della norma conosciuta come “spalma incentivi”.

 

“Ci lasciano increduli  – commenta oggi l’associazione – sia la possibile adozione di tale provvedimento o di un tributo ad hoc (l’ennesimo per il settore), ipotesi entrambe sempre considerate inaccettabili da assoRinnovabili, sia le dichiarazioni che Matteo Renzi ha reso sul tema delle energie rinnovabili all’assemblea del PD. L’unica spiegazione potrebbe essere la difesa degli interessi di alcune lobby e non degli interessi generali del Paese. Un inaccettabile provvedimento retroattivo che allontana definitivamente gli investimenti dall’Italia, diminuiti già del 58% dal 2007, danneggia la credibilità del Paese e tradisce la certezza del diritto”.

 

Non solo la norma danneggerebbe il comparto e la crescita stessa della nazione, ma si configurerebbe addirittura come un provvedimento “contro l’Unione Europea e contro la Costituzione Italiana”. A confermarlo sono le stesse parole di Onida secondo cui lo “spalma incentivi” obbligatorio violerebbe sia le norme costituzionali in materia di retroattività e di tutela dell’affidamento, sia gli obblighi internazionali.

 

Se da un lato infatti interverrebbe su i rapporti già in essere tra produttori e GSE, in aperto contrasto con i limiti costituzionali alla retroattività delle leggi, dall’altro lato, la norma “apparirebbe in conflitto con gli obblighi internazionali derivanti dal Trattato sulla Carta Europea dell’Energia (reso esecutivo in Italia con la legge 10 novembre 1997, n. 415), e quindi anche con l’art. 117, primo comma, della Costituzione, poiché violerebbe l’impegno assunto dagli Stati firmatari (tra cui l’Italia) ad assicurare agli investitori “condizioni stabili” oltre che “eque, favorevoli e trasparenti”, per lo sviluppo delle proprie iniziative”. I vizi di costituzionalità sono da ravvedere anche nell’ipotesi in cui venisse prolungata la durata dell’incentivo, a compensazione della riduzione del suo valore dal momento che, spiega Onida “un credito non ha lo stesso valore quale che sia il tempo in cui viene soddisfatto”.

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