(Rinnovabili.it) – “La proposta del Governo per abbassare il costo della bolletta elettrica attraverso lo ‘spalma incentivi‘ rischia di diventare un boomerang per tutto il Sistema Paese”. Così Emilio Cremona, Presidente ANIE/GIFI, ha commentato quello che si sta profilando come l’ultimo attacco all’industria delle rinnovabili italiane. Nell’occhio del ciclone è finita, infatti la misura inserita dal Governo nell’ultimo provvedimento “taglia-bollette”, che prevede una riduzione obbligata delle tariffe incentivanti per i proprietari di impianti fotovoltaici a fronte di un prolungamento del periodo di FiT.
“È assurdo che provvedimenti di questa portata siano resi pubblici senza un confronto diretto e chiaro con tutte le parti interessate – continua Cremona – come chiesi anche a settembre dell’anno scorso all’allora Ministro Zanonato”. Per ridurre il costo delle bollette elettriche, spiega il Presidente di ANIE/GIFI, sarebbe piuttosto necessario puntare nella direzione opposta, ovvero spingere verso la riduzione progressiva dell’impiego dei combustibili fossili, favorendo l’autodeterminazione e l’autosufficienza energetica dei territori. “Spalmare gli incentivi è possibile, ma allora adottiamo la soluzione dell’emissione di bond da parte del GSE, mantenendo il debito all’interno del sistema, senza farlo ricadere sui cittadini e le PMI, creando così delle certezze e non continui ripensamenti”.
Alla proposta di Anie/Gifi si unisce anche quella avanzata dal Coordinamento Free. Secondo Free l’obiettivo a cui mira il Governo, ovvero ottenere un risparmio annuo di 700 – 900 milioni nelle bollette elettriche delle PMI, potrebbe essere raggiunto attraverso il seguente meccanismo:
- un’asta (o più aste) per l’assegnazione di risoluzione anticipate sugli incentivi residui per impianti fotovoltaici;
- il costo relativo alle risoluzioni anticipate coperto da un meccanismo di emissioni obbligazionarie; abbiamo qui assunto che il GSE sia il protagonista dell’operazione.
“Il risparmio conseguito (500 – 750 milioni /anno) – spiega il Coordinamento Free in una nota stampa – deriverebbe dalla differenza dei tassi di interesse sull’emissione dei bond e il tasso di sconto medio offerto in asta dai produttori.