(Rinnovabili.it) – L’Autorità per l’energia, ha pubblicato sul proprio sito la relazione Stato di utilizzo e integrazione degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, il documento con cui offre una panoramica della penetrazione delle fonti rinnovabili nel sistema elettrico italiano, con particolare attenzione agli effetti indotti e agli strumenti di sostegno (regimi commerciali speciali, incentivi e relativo impatto in A3).
In merito alla produzione elettrica, il documento mette in luce come, nel 2013, le green energy abbiano inciso per oltre il 37%, superando i 108 TWh (di cui circa 37 TWh attribuibili ad impianti eolici e fotovoltaici), a fronte di una produzione lorda complessiva stimata in 288 TW. Il merito è dei quasi 50 GW (di cui oltre 26 GW attribuibili ad impianti eolici e fotovoltaici) di potenza efficiente lorda, raggiunti lo scorso anno; un dato che appare ancor più rilevante se considerato che il fabbisogno di potenza alla punta nel 2013 è stato pari a 53,9 GW mentre il minimo fabbisogno è risultato pari a 19,5 GW.
Di fronte a quelli che nel documento vengono indicati come gli effetti su reti, mercati e dispacciamento (dati dal rapido cambiamento che ha subito il sistema elettrico italiano), l’Authority presenta alcune proposte per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dai nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili e dalla generazione distribuita. “Occorre valutare – si legge nel rapporto – l’opportunità che parte degli oneri destinati allo sviluppo delle fonti rinnovabili sia posta in capo alla fiscalità generale. Ad esempio, si potrebbe prevedere che siano lasciati in capo alle bollette elettriche solo gli oneri strettamente correlati al raggiungimento degli obiettivi europei vincolanti e non anche quelli che consentiranno di superare tali obiettivi raggiungendo quelli più sfidanti indicati nella SEN”. Sarebbe necessario, continua l’AEEG, anche promuovere la nascita e lo sviluppo di una intera filiera (in termini di ricerca universitaria e aziendale, di realizzazione delle aziende per la costruzione dei componenti degli impianti, ma anche in termini di produzione o raccolta del combustibile rinnovabile), sostenendola ad esempio tramite sgravi fiscali o tramite altri strumenti in capo alla fiscalità generale.
Tenendo infine conto sia degli effetti del cosiddetto V conto energia che del decreto interministeriale 6 luglio 2012, il documento, per i prossimi anni, segnala che:
- nell’ipotesi che non siano implementati nuovi strumenti incentivanti all’esaurirsi degli effetti derivanti dagli attuali strumenti sopra citati, gli oneri posti in capo alla collettività per effetto dei soli strumenti incentivanti per le fonti rinnovabili (escluse le fonti assimilate e gli impianti di cogenerazione abbinati al teleriscaldamento, nonché gli oneri relativi al ritiro dedicato e allo scambio sul posto), dovrebbero stabilizzarsi intorno ai 12,5 miliardi di euro l’anno;
- per l’anno 2016 dovrebbe registrarsi un anomalo e rilevante aumento dei costi derivanti dalle incentivazioni alle fonti rinnovabili che probabilmente supereranno i 13,5 miliardi di euro: tale anomalia deriva dal fatto che, a partire da tale anno, i certificati verdi vengono sostituiti da strumenti incentivanti amministrati. In tale anno, dunque, oltre ai costi derivanti dai nuovi strumenti amministrati, si sosterranno i costi associati al ritiro, da parte del GSE, degli ultimi certificati verdi invenduti;
- infine, a partire presumibilmente dal 2018, gli oneri relativi ai soli strumenti incentivanti per le fonti rinnovabili dovrebbero iniziare a diminuire per effetto del termine dell’entrata in esercizio degli ultimi impianti incentivati e della significativa riduzione degli impianti ammessi a beneficiare dei certificati verdi, per i quali è terminato il periodo incentivante.