Crescono le imprese italiane all’estero, aumentano i benefici per il sistema paese, mentre si riduce il costo dell’elettricità. Questo il quadro 2012 dipinto dal rapporto Irex
“La mappatura delle operazioni relative ai grandi impianti compiute nel 2012 mostra un’industria delle energie rinnovabili in profondo cambiamento – spiega Marangoni – è condizionata dagli ultimi interventi legislativi e che attraversa una fase di ripensamento strategico e di progressivo consolidamento”. E’ ormai chiaro come sia lontana la fase di boom che ha vissuto, nel passato il comparto, oggi sempre più appannaggio degli operatori industriali e dei player di maggiori dimensioni.
Quanto crediamo ancora nelle rinnovabili?
Il risultato di questi tempi di cambiamento ha dei dati precisi: sono 10,1 i miliardi di euro investiti nelle green energy. “Nell’ultimo anno – rivela la nota stampa della società – sono state censite 217 operazioni per 7.729 MW di potenza installata. Se una parte degli investimenti è per operazioni finanziarie, altri 6,15 miliardi sono per nuovi impianti, con effetti su indotto e occupazione valutati – a trend confermato – tra 45mila e 60mila occupati in più al 2030”. E il settore occupazionale non è il solo dato positivo che emerge dall’analisi di Althesys.
La produzione eolica e fotovoltaica, insieme alle misure di razionalizzazione e recupero d’efficienza nella gestione degli impianti, ha ridotto di 1,4 miliardi di euro i costi dell’elettricità nel nostro paese; l’anno scorso il cosiddetto peak shaving era stato di 400 milioni. Inoltre l’analisi costi-benefici – che parte dal 2008 e abbraccia uno scenario al 2030 – mostra un saldo positivo compreso tra 18,7 e 49,2 miliardi di euro.
“Più in generale, per tutto il settore green (eolico, fotovoltaico, hydro, geotermico, biomasse e waste-to-energy) si conferma la discesa dei costi tecnologici, ma non di quelli burocratici. Anche se, nell’analisi dei costi di produzione la tecnologia rappresenta ancora, insieme al capitale, la principale voce di costo (25,8-36%), contemporaneamente al calo di questa specifica componente cresce il peso di quella burocratica, che rappresenta in media il 9,4% per l’eolico e il 3,4% per il fotovoltaico, circa un punto in più dell’anno precedente”.