(Rinnovabili.it) – Sulla spinta del boom occupazionale degli Stati Uniti, i posti di lavoro nel settore delle rinnovabili sono cresciuti del 5% a livello globale nel 2015. Lo certifica il nuovo report dell’Agenzia internazionale per le energie pulite (IRENA).
Senza contare il grande idroelettrico, lo scorso anno il settore ha superato gli 8 milioni di impiegati nella produzione, installazione e manutenzione degli impianti, un balzo reso possibile dalla performance straordinaria degli USA. Qui, nel 2015, 760 mila persone hanno lavorato nel comparto (+6%, mentre il fotovoltaico da solo è salito del 22% e l’eolico del 21%), polverizzando letteralmente la concorrenza di petrolio e gas, che hanno impiegato solo 187 mila persone (-18%), mentre il carbone si è fermato a 68 mila. Una crescita ancor più incoraggiante se si pensa che i sussidi ai combustibili fossili sono stati molto più generosi rispetto a quelli per le rinnovabili.
Il divario tra fossili e rinnovabili è destinato a crescere in tutto il mondo, se le energie pulite verranno fatte oggetto di stabili politiche di sostegno. A macchiare la performance censita da IRENA è l’Europa, in cui si è visto un calo del 3% dei posti di lavoro. È il quarto anno consecutivo che i posti diminuiscono (l’ultimo dato ne conta 1,17 milioni). La ragione è da ricercare nella perdurante crisi economica e nel taglio degli incentivi.
Un dato interessante riguarda l’occupazione femminile, molto più alta in percentuale (35%) rispetto al settore energetico nel suo complesso (20-25%). In ogni caso, il dato è inferiore alla media dell’intera economia nei Paesi OCSE (40-50%).
Chi sale e chi scende
La maggior quota parte degli occupati nelle rinnovabili si trova in Cina (3,5 milioni). Nell’Unione europea, lo stato leader è la Germania, dove lavorano nel settore tante persone quante in Francia, Uk e Italia complessivamente. Gli altri Paesi con un alto numero di impiegati sono Brasile, India e Giappone.
Il principale contributo nel 2015 è venuto dal fotovoltaico, che impiega 2,8 milioni di persone in tutto il mondo, con un aumento dell’11% rispetto al 2014. A tirare la volata sono Giappone e Stati Uniti, mentre la Cina vive una stasi e l’Unione europea un calo.
L’ondata di installazioni nell’eolico cinese, invece, ha guidato la crescita globale del settore. Ora, in totale 1,1 milioni di persone lavorano grazie all’energia dal vento.
Nei biocarburanti, al 2015 lavorano 1,7 milioni di persone. Ma questo settore, che comprende tutti quei biofuel che ormai vengono considerati fallimentari per il contributo al degrado ambientale e climatico, è in calo del 6%.
Futuro roseo per le rinnovabili
Il direttore generale di IRENA, Adnan Amin, ha dichiarato che «il continuo aumento di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili è significativo perché in controtendenza rispetto a tutto il settore energetico». Ha poi aggiunto che il rapido calo dei costi avvantaggia il comparto e per questo IRENA si aspetta che il trend prosegua. Anche perché, prima o poi, i Paesi dovranno fare qualcosa per avvicinarsi agli obiettivi dell’accordo globale sui cambiamenti climatici che hanno sottoscritto. Se la quota di energie pulite nel mix globale dovesse raddoppiare entro il 2030, gli occupati potrebbero salire a 24 milioni, secondo le stime dell’Agenzia.