Secondo le stime della National Grid (l'equivalente della nostra Terna), la Gran Bretagna arriverà con 2 anni di ritardo nel caso più favorevole. Ma potremmo dover aspettare anche fino al 2029
(Rinnovabili.it) – La Gran Bretagna non raggiungerà gli obiettivi UE per le energie rinnovabili al 2020. E non c’entra la Brexit in alcun modo. A sostenerlo è la National Grid britannica (l’equivalente della nostra Terna) in un rapporto appena pubblicato. In base alle politiche messe in campo fino a questo momento e alla capacità reale del paese, anche nello scenario più roseo lo UK non rispetterà l’obiettivo di produrre il 15% di energia da fonti rinnovabili entro i prossimi 4 anni.
La National Grid ha elaborato diversi scenari possibili. In nessuno di questi Londra riesce a tener fede agli impegni presi. Nel migliore dei casi arriva con due anni di ritardo, nel peggiore taglierà il traguardo ben 9 anni più tardi del dovuto, nel 2029. Questo non significa che ogni comparto stia andando male. I progressi per quanto riguarda eolico e solare, sottolinea il rapporto, hanno rispettato la tabella di marcia riuscendo anche ad essere leggermente in anticipo.
Ma altri settori frenano, e di molto, le performance nazionali. È il caso, si legge nel rapporto, delle auto elettriche e a idrogeno, che dovrebbero quasi triplicare da 15 a 40 TWh, così come sistemi meno inquinanti e a maggiore efficienza per il riscaldamento domestico (ad esempio le pompe di calore) che devono passare da 35 a 95 TWh.
Gli obiettivi UE, dopo il referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, sono destinati a galleggiare in un limbo finché non sarà chiarito il destino delle relazioni tra le due parti. Quello che invece non cambierà è l’impegno verso il Climate Change Act – ribadito ancora di recente da Londra – che prevede un taglio alle emissioni di CO2 dell’80% entro il 2050. Nemmeno in quest’ottica, però, la Gran Bretagna se la passa bene.
Per la National Grid l’obiettivo al 2050 è ancora raggiungibile. Ma come? Per il momento non sembra che Londra stia ripensando la sua strategia, che poggia su tre pilastri: da un lato 100 GW di rinnovabili, ma dall’altro 22 GW di nucleare e 20 GW di fossili tramite tecnologia CCS.