Il mercato italiano delle fonti di energia rinnovabile abbandona la decima posizione, complice i mancati investimenti e un livello tecnologico generalmente più basso
(Rinnovabili.it) – Il mondo degli investimenti nelle rinnovabili si spacca in due. Da un lato ci sono le economie emergenti come il Brasile e il Sud Africa, affamati di sperimentazione e crescita, dall’altra i Paesi sviluppati alle prese con revisioni e rimodulazioni delle rispettive politiche energetiche e dunque più esposti all’incertezza del mercato. “Se si guarda ai mercati da una prospettiva di investimento, stiamo assistendo ad un divario di sviluppo in termini di attrattività”, spiega Gil Forer , Global Cleantech leader di EY, la società che realizzato l’indagine “Renewable Energy Country Attractiveness Index” (RECAI). La ricerca stila una classifica della capacità di attrarre investimenti nelle energie rinnovabili dei singoli Paesi, rivelando come per molte nazioni fino a ieri in cima alla lista si stiano oggi prospettando tempi difficili. Basti pensare alla Germania, al terzo posto della graduatoria mondiale, alle prese con un complicato processo di rivisitazione dei sussidi concessi ai progetti green.
Non va troppo bene neppure per il Belpaese. Dalla ricerca emerge che il mercato italiano delle fonti di energia pulita cede la decima posizione e scende al dodicesimo gradino del podio. Il motivo? I mancati investimenti e un mercato decisamente più difficile delle controparti europee a cui va aggiunto un livello tecnologico generalmente più basso che lascia l’Italia tra i primi dieci Paesi solo nel geotermico e nel settore idrico e marino. Nonostante l’attuale crisi, i paesi sviluppati continuano però a dominare i vertici della Recai, con la Cina l’unica economia emergente a rientrare nella top ten. La Repubblica Popolare, che detiene il 2° posto in classifica, è uno dei pochi paesi che ha mantenuto costante la sua ricerca di un obiettivo nazionale di energia rinnovabile.