(Rinnovabili.it) – Un nuovo rapporto di Greenpeace accende per la prima volta i riflettori su Israele, mostrando un possibile scenario futuro del mercato dell’energia, fatto di rinnovabili, abolizione degli incentivi ai combustibili fossili e riduzione drastica della domanda di energia.
“Energy [R]evolution: A Sustainable Israel Energy Outlook”, pubblicato in occasione della Giornata della Terra, è stato scritto da Sven Teske, direttore della campagna sulle energie rinnovabili di Greenpeace International, in collaborazione con gli israeliani Amit Mor e Shimon Shimon della società Eco Energy.
Gli autori hanno scoperto che le fonti rinnovabili rappresentano solo lo 0,2% della produzione elettrica del Paese, tra le percentuali più basse al mondo. Ma Israele, si legge nel Rapporto, ha le potenzialità per affrontare una vera e propria rivoluzione energetica, sfruttando le risorse locali e intraprendendo una serie di percorsi virtuosi finalizzati innanzitutto alla riduzione della domanda elettrica.
A fronte dello scenario delineato dall’attuale situazione energetica – che prevede un aumento di circa il 30% della domanda finale di energia nel 2050 – la rivoluzione energetica potrebbe permettere una riduzione della domanda del 15% rispetto ai dati registrati nel 2009. Il primo passo necessario sarà quello di incoraggiare l’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili che, secondo il Rapporto, potrebbero rappresentare il 47% della produzione elettrica del Paese nel 2050. Allo stesso tempo, sarà possibile interrompere completamente il funzionamento delle centrali elettriche a carbone e quelle alimentate a gas.
Tra le misure di attuazione indicate da Greenpeace, si evidenziano la progressiva eliminazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili e al nucleare; l’imposizione di norme rigorose di efficienza per gli apparecchi che consumano energia; obiettivi vincolanti per lo sviluppo delle rinnovabili e la generazione di calore; una riforma del mercato dell’energia elettrica.