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Rinnovabili, investimenti in calo dell’11% nel 2012

(Rinnovabili.it) – Le incertezze normative e i cambiamenti politici dell’anno appena conclusosi hanno avuto non poche ripercussioni a livello degli investimenti mondiali dedicati alla tecnologie energetiche pulite. A risentirne sono stati soprattutto i grandi mercati come Stati Uniti, India, Spagna e Italia. I dati appartengono alla società di ricerca Bloomberg New Energy Finance che mostra come nel complesso il 2012 abbia assistito ad un importante calo finanziario per il comparto delle rinnovabili passando da un totale di 302,3 miliardi di dollari ai 268,7 miliardi dell’anno seguente.

Il Belpaese, tra i mercati più segnati da questa flessione ha registrato un meno 51%. Tuttavia, a livello globale, il dato 2012 rimane il secondo più alto della storia e cinque volte superiore a quello del 2004. Il clou degli investimenti per l’energia pulita si è registrato in  Cina con un esborso record di 67.7 miliardi, in crescita del 20% rispetto l’anno precedente grazie alla crescita del settore solare.


“Avevamo avvertito – ha commentato il dirigente del Bnef Michel Liebreich – che il 2012 sarebbe stato al di sotto del livello del 2011, ma le voci sulla morte degli investimenti nell’energia pulita sono state comunque fortemente esagerate. L’aspetto più sorprendente è che il declino non sia stato ancora più forte, viste le turbolenze alle quali le energie rinnovabili sono state sottoposte nel 2012, a causa delle incertezze sulle politiche di sostegno, la crisi in corso in Europa e il continuo calo dei costi delle tecnologie”.


Tra i paesi che hanno registrano le flessioni più decise, anche gli Stati Uniti, con un calo del 32% a fronte della preoccupazione per i programmi incentivanti in scadenza dell’anno e per la concorrenza del gas e della biomassa, la Spagna con una riduzione del 68% conseguente all’annuncio del Governo di una moratoria sui progetti rinnovabili e la battuta d’arresto del 44% dell’India, per effetto della fine degli incentivi all’eolico. Lo studio sottolinea anche l’incredibile scatto del Sudafrica, passato a 5,5 miliardi di dollari da poche decine di milioni del 2011.


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