Dalla produzione centralizzata a quella distribuita in mano ai piccoli. Così il mondo dell'energia sta cambiando formando una nuova classe di cittadini: gli energy citiziens
(Rinnovabili.it) – Esiste una ricetta per l’autosufficienza energetica in grado di rendere metà della popolazione europea protagonista di primo piano della transizione low carbon. A scriverla sono le associazioni ambientaliste nel nuovo rapporto “The Potential for Energy Citizens in the European Union”. Redatto dall’istituto di ricerca ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF), Friends of the Earth Europe e REScoop.eu, il documento mette a fuoco le potenzialità attuali e future di quelli che gli autori chiamano i cittadini dell’energia o Energy Citiziens.
Sono così definiti quegli individui o famiglie che autoproducono energia da fonti rinnovabili o sono in grado di gestire la domanda in maniera flessibile, individualmente o collettivamente. Secondo le stime degli autori del report, entro il 2050 questi cittadini dell’energia saranno circa 264 milioni in Europa, vale a dire quasi la metà della popolazione. E da soli saranno in grado di soddisfare il 45 per cento della domanda comunitaria di energia.
“I cittadini che autoproducono almeno parte dell’energia che consumano saranno la figura chiave delle politiche energetiche dei prossimi anni”, commenta Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia. “Togliendo il monopolio della produzione di energia alle grandi aziende che continuano a puntare su fonti fossili come carbone, petrolio e gas, sarà possibile definire un modello più democratico, in cui ciascuno contribuisce a produrre energia: è l’unica possibilità per un futuro 100 per cento rinnovabile”.
Il rapporto fornisce anche i dati per ciascuno Stato membro dell’Unione. Quelli italiani prevedono che nel 2050 due cittadini su cinque contribuiranno alla produzione di energia. Si potrebbe arrivare così, in 43 anni, a produrre il 34 per cento del totale dell’elettricità nazionale grazie alle fonti rinnovabili distribuite. Nel dettaglio, il 25 per cento degli energy citizens saranno piccole e medie imprese, mentre il contributo più importante arriverà dagli impianti domestici e dalle cooperative, entrambe con un impatto del 37 per cento. Il restante 1 per cento sarà legato agli enti pubblici.
“Il potenziale dell’autoconsumo e della generazione distribuita in Italia è alto, e questo studio lo dimostra”, continua Iacoboni. “Purtroppo il governo, con provvedimenti specifici come la riforma della tariffa elettrica, sta mettendo in ginocchio il settore delle energie rinnovabili, e in particolare quello dei piccoli produttori domestici”.
Con alcuni recenti provvedimenti – dalla riforma della tariffa elettrica al regolamento dei SEU – si sono infatti inseriti innegabili ostacoli all’autoproduzione e all’autoconsumo che di fatto rischiano di arrestare la crescita degli energy citizens.
A testimonianza di ciò, il report di Greenpeace Italia “Rinnovabili nel mirino” evidenzia come il governo Renzi stia ostacolando il settore delle rinnovabili, con provvedimenti che stanno disincentivando il consumo e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Se infatti nel 2012 erano entrati in esercizio quasi 150 mila nuovi impianti fotovoltaici, nel 2014 – anno di insediamento del governo Renzi – i nuovi impianti entrati in esercizio sono stati appena 722. Un crollo che rispecchia la scarsa appetibilità dell’Italia per gli investitori, causata dall’incertezza normativa che regna sovrana da anni in tema di energie rinnovabili più che dalla mancanza di incentivi.