(Rinnovabili.it) – Un occhio sul futuro delle rinnovabili e più precisamente sul costo dei sussidi dedicati nel futuro a medio termine. Assoelettrica ha presentato la propria elaborazione basata sui dati dell’Autorità e del GSE sull’onere degli eco-incentivi destinati in Italia al comparto delle green energy. L’analisi stima che il costo totale dal 2009 al 2032 sarà pari a circa 220 miliardi di euro, di cui 200 miliardi erogati solamente nei prossimi 20 anni e con un picco di spesa che si raggiungerà nel 2016 quando si supereranno i 12,5 miliardi di euro in sussidi.
A questi si devono aggiungere i contributi Cip6 ai quali, spiega Assoelettrica, prima dell’introduzione dei FiT dedicati, potevano accedere anche impianti fotovoltaici, idroelettrici o eolici. “Gli incentivi Cip6 sono in via di esaurimento e scompariranno nel 2020”, chiarisce l’associazione aggiungendo che i 12,5 miliardi di incentivi che verranno assegnati nel 2016 “corrispondono a circa 200 euro per ogni cittadino italiano. Una spesa che, se non si modificherà la situazione attuale, graverà sulle bollette elettriche di cittadini ed aziende. Le utenze domestiche rappresentano il 22% circa della domanda italiana di energia elettrica, le altre utenze il rimanente 78%, quindi la gran parte di questi incentivi sarà a carico di industrie, di piccole e medie aziende di tutti i settori, dalla manifattura al commercio ai servizi, e delle amministrazioni pubbliche”.
Se da un lato la cifra può spaventare, dall’altro c’è da sottolineare come il dato non sia accompagnato dalle informazioni su quanto le fer elettriche contribuiranno al mix medio nazionale dell’energia elettrica nello stesso lasso di tempo. Già oggi infatti, quello che molti lamentato come un peso eccessivo sulle bollette ha fatto sì che le rinnovabili elettriche contribuiscano come fonte primaria al 36,7% della produzione elettrica totale, contro il 14,6% del carbone e il 40% del gas naturale (dati GSE 2011).
Senza scordare che nelle bollette domestiche la voce “energia e approvvigionamento” (i servizi di vendita che comprendono l’importazione di fonti fossili e la produzione in centrali termoelettriche e in minima parte l’acquisto di permessi a emettere e certificati verdi ) è ancora la quota dominante e che negli ultimi dieci anni ha ricevuto una spinta incredibile a causa dell’andamento del prezzo del petrolio passando da 106,06 euro a 293,96. Ovvero, ben 187,36 euro in più a famiglia, con un aumento del 177,2% (dati Legambiente 2012).