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Rinnovabili, a rischio 57mila posti di lavoro

Rinnovabili, a rischio 57mila posti di lavoro

Rinnovabili, a rischio 57mila posti di lavoro

 

(Rinnovabili.it) – Green job a rischio nel settore delle energie rinnovabili italiane. Il motivo? Il decreto legislativo 28/11 impone precisi requisiti di formazione per gli installatori di impianti “verdi” che di fatto, però, escludono dall’abilitazione quanti hanno maturato la propria esperienza esclusivamente sul campo, senza pertanto aver conseguito una laurea, diploma o specializzazione professionale specifica. L’obbligo in questione, che entrerà in vigore a partire dal 1° agosto di quest’anno, aprendo un futuro incerto per molti dei 57.000 installatori di impianti che oggi operano nel settore dell’energia da fonti rinnovabili come ci ricorda in questi giorni Confartigianato.

 

L’Associazione, rimarcando quanto denunciato in questi mesi anche dalla CNA, pone i riflettori su una criticità preoccupante: se da un lato, infatti, per i laureati e i diplomati agli istituti tecnici il decreto non prevede obblighi di formazione, e per i diplomati di scuola professionale impone un corso di 80 ore, dall’atro sono tagliati fuori tutti i titolari e dipendenti in possesso del solo titolo di studio della scuola dell’obbligo negando loro sia il riconoscimento delle competenze acquisite sia la possibilità di svolgere corsi di aggiornamento professionale. “Per la legge – spiega l’associazione – è come se non esistessero”.

 

Confartigianato Impianti è intervenuta presso il Ministero dello Sviluppo Economico per sollecitare la modifica della legge “che – sottolinea  il Presidente Giovanni Barzaghipresenta profili di incostituzionalità poichè crea una barriera ingiustificata all’attività imprenditoriale, finendo per estromettere dal mercato migliaia di aziende. Chiediamo che nel decreto legislativo vengano salvaguardati i diritti acquisiti (previsti dal Decreto Ministeriale 37/08) degli installatori di impianti, non laureati o diplomati, che operano da anni sul mercato. Siamo pronti a far sentire la nostra voce in tutte le sedi istituzionali per difendere il diritto dei nostri imprenditori a lavorare”.

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