Ampliare l’accesso all’energia non costituirebbe un grave impatto nell’immediato. Per rendere il processo sostenibile in futuro bisogna però investire nelle rinnovabili
Lo studio sostiene che varrebbe soltanto un 3-4% della crescita di gas serra emessi in India negli scorsi 30 anni. Le emissioni derivanti dall’uso diretto e indiretto di elettricità di oltre 650 milioni di persone connesse dal 1981 ad oggi, conta per l’11-25% della crescita totale della CO2 indiana. Non vuol dire – mettono le mani avanti i redattori della ricerca – che anche i Paesi meno sviluppati non debbano cercare al più presto forme di produzione dell’energia sostenibili. Ma soltanto che le persone più povere del mondo utilizzerebbero talmente poche risorse, appena connesse alla rete, che per un certo tempo non avrebbero praticamente impatto sul totale. Infatti i dati dicono che una famiglia media in India consuma un decimo dell’energia rispetto a quella americana.
Certo, tutto questo cambierà una volta che la nazione diventerà più benestante ed elettrificata. I cittadini vorranno acquistare più oggetti, elettrodomestici, utilizzare più energia. Ecco perché è importante aiutare le economie emergenti a mettersi in riga già da ora. Narendra Modi, il primo ministro indiano, sembra aver abbracciato la causa del solare e dell’idroelettrico, anche se con alcune contraddizioni. Il costo ambientale dei maxiprogetti che ha in mente non è affatto tenuto in conto, e le leggi indiane a tutela della biodiversità stanno cadendo come birilli da quando è stato eletto Modi.
La sfida sarà trovare la giusta formula per questi progetti, in modo da costituire un beneficio per la popolazione senza scorticare l’ambiente.