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Rinnovabili australiane, c’è una possibilità di salvezza

Rinnovabili australiane c’è una possibilità di salvezza.(Rinnovabili.it) – Gli investimenti dell’Australia nelle energie rinnovabili sono crollati nell’ultimo anno, relegando l’isola sotto Algeria, Tailandia, Myanmar e Uruguay. Tutto per colpa del governo, che paralizzato il settore con la sua revisione dei target in favore di una strategia energetica basata sul fossile. Infatti, dopo aver abolito la carbon tax, con il suo nuovo Green Energy Paper ha puntato tutto su Uranio e Carbone. Soltanto 193 milioni di dollari sono stati investiti in nuovi progetti di energie pulite su larga scala nel terzo quarto del 2014: numeri che stanno a significare un tonfo del 70 per cento rispetto agli investimenti del 2013, e hanno fatto capitombolare l’Australia dall’Olimpo dei primi 11 Paesi promotori delle energie pulite al 31esimo posto. Per fare un paragone, il Canada ha investito 3.1 miliardi in grandi progetti durante il 2014.

 

Nonostante il governo australiano avesse creato, attraverso la promozione delle rinnovabili negli scorsi anni, posti di lavoro ed economia, ha deciso di sospendere (e sta valutando addirittura di revocare) la legislazione favorevole al settore. Le forti critiche che Canberra ha attirato su di sé con questa decisione, sembrano lasciare uno spiraglio per evitare alle energie pulite una brutta fine. Sono in corso consultazioni tra il governo e i partiti all’opposizione per raggiungere una posizione di compromesso.

Il ministro dell’ambiente, Greg Hunt, ha detto sostenuto ai microfoni della ABC che il governo «sta lavorando per trovare la giusta e bilanciata via di mezzo».

 

La situazione depressiva in cui versa il settore delle rinnovabili deriva da una greve retorica governativa che ha scoraggiato gli investitori con la sua intenzione di chiudere i clean Energy programs. Adesso che il governo è all’angolo, potrebbe decidere di ritoccare la strategia energetica solo parzialmente. Un fatto che potrebbe risollevare gli investimenti del 50% rispetto al livello attuale, il che significa circa 10 miliardi di dollari da qui al 2020.

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