La direttiva comunitaria, dedicata alle imposte sull’energia, ha oltre 15 anni e non riesce a tenere più il passo con i nuovi obiettivi climatici
(Rinnovabili.it) – Riformare le imposte sull’energia dell’Unione Europea? Si può fare. I ventotto ministri europei delle finanze hanno dato ieri il proprio assenso in una riunione del Consiglio ECOFIN a Bruxelles, adottando formalmente il “Progetto di conclusioni sul quadro UE in materia di tassazione dell’energia” (pdf).
Il documento in questione sostiene l’aggiornamento delle attuali leggi comunitarie in materia di imposte sull’energia, e in particolare della direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici adottata nel 2003. Il provvedimento introduceva per la prima volta delle misure armonizzate in materia di accise per alcuni prodotti energetici, stabilendo livelli minimi di imposizione e definendo le condizioni per l’applicazione di esenzioni o riduzioni fiscali. Un corpus normativo importante che, tuttavia, è rimasto immutato per più di 15 anni. Questa sorta di cristallizzazione ha inevitabilmente creato un profondo gap tra la fiscalità europea e i più recenti obiettivi climatici e di decarbonizzazione. Non solo: la tecnologia, le aliquote d’imposta nazionali e gli stessi mercati dell’energia si sono evoluti notevolmente negli ultimi anni, smantellando in parte quell’armonizzazione introdotta agli inizi del 2000.
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L’accordo dei ministri delle finanze sblocca di fatto la situazione, invitando la Commissione europea (l’organo UE a cui spetta il compito di proporre nuove leggi e aggiornamenti) ad analizzare e valutare le opzioni possibili per un’eventuale revisione della direttiva Tassazione dei prodotti energetici, “che rispecchi le attuali esigenze dell’UE e degli Stati membri”.
Non vi è per ora ancora nulla di concreto ma nelle conclusioni l’ECOFIN ha chiesto all’esecutivo di tenere conto, nella riforma delle imposte sull’energia, di alcuni elementi in particolare: il trattamento da riservare ai biocarburanti e agli altri combustibili alternativi, i nuovi prodotti energetici, i settori come l’aviazione e i trasporti marittimi (che oggi sono esentati dalle tasse energetiche) e le regole in materia di aiuti di Stato.
Il Consiglio sottolinea inoltre l’importanza che le proposte della Commissione siano pienamente valutate in termini dei relativi costi e benefici economici, sociali e ambientali e delle relative implicazioni per la competitività, la connettività, l’occupazione e la crescita economica sostenibile, in particolare per i settori più esposti alla concorrenza internazionale.
Non si tratterà di un percorso semplice. È altamente probabile che nonostante l’accordo, l’aggiornamento della direttiva troverà una forte opposizione da parte di alcuni Stati Membri una volta arrivati al dunque. Un elemento che già in passato ha bloccato il processo di rinnovamento. Le revisioni fiscali dell’UE richiedono, infatti, il sostegno unanime di tutti i Paesi UE per essere realizzate. E nel 2015 le ambizioni di Bruxelles di riformare la direttiva del 2003 erano state rispedite al mittente proprio a causa dei contrasti interni tra le nazioni europee.
Le speranze sono oggi tutte riposte nel nuovo presidente Ursula von der Leyen, che ha promesso grandi cambiamenti nel suo New Green Deal e che, si prevede, investirà gran parte del suo capitale politico sulla riforma.
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