I ricercatori del CCR hanno analizzato le potenziali rotte per una futura interconnessione energetica tra l'Unione Europea e Repubblica popolare
(Rinnovabili.it) – Collegare le reti elettriche di Europa e Cina per mettere a frutto l’immenso patrimonio di energia pulita dei Paesi dell’Asia centrale. Questo il tema del nuovo studio firmato dal Centro Comune di Ricerca (CCR) della Commissione Europea. Nella pubblicazione dal titolo “A China-EU electricity transmission link”, gli esperti del CCR hanno analizzato le potenziali rotte per una futura interconnessione energetica tra l’Unione Europea e Repubblica popolare. L’idea in realtà è stata lanciata dallo stesso governo cinese nel 2016: come parte della celebre “Belt and Road Initiative”, Pechino intende realizzare un innovativo sistema UHV (Ultra High Voltage) in corrente continua (DC) in grado di connettere Africa, Asia ed Europa e consentire lo scambio di energia prodotta da fonti rinnovabili.
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Gli ultimi sviluppi ingegneristici hanno, infatti, reso la tecnologia a corrente continua la migliore opzione per trasportare grandi quantità di energia elettrica su lunghe distanze. Dal canto suo, il gigante asiatico rappresenta oggi più grande mercato per apparecchiature e sistemi HVDC e potenzialmente il più grande produttore di energia pulita, soprattutto nelle sue regioni del nord est. Ma quanto è davvero realizzabile l’idea di collegare le reti elettriche di Europa e Cina? Il CCR ha provato a rispondere alla domanda approfondendo i dettagli del progetto ed elaborando tre possibili rotte. Tutte e tre le opzioni partono da aree cinesi ricche di risorse rinnovabili per arrivare nel Vecchio Continente.
1- La north route: la più breve e interamente sulla terraferma. Taglierebbe il minor numero di Paesi ma dovrebbe passare alcune zone della Russia e dell’Ucraina orientale I pro? Le infrastrutture elettriche già esistenti (che dovrebbero comunque essere aggiornate), il terreno relativamente pianeggiante e la vicinanza delle grandi risorse eoliche delle Mongolia.
2- La middle route: più lunga della precedente, aggirerebbe la Russia e l’Ucraina passando per il Mar Caspio e il Mar Nero. Il vantaggio sarebbe legato al maggior numero di Paesi attraversati e dunque un maggior numero di più aree da sfruttare per l’energia pulita. Ma la necessità di cavi sottomarine e di strutture supplementari assieme alle ovvie barriere normative, costituiscono degli indubbi svantaggi.
3- La south route: la più lunga in assoluto e interamente sulla terraferma. Partirebbe dalla Cina sud-occidentale per arrivare in Europa attraverso Myanmar, India, Pakistan, Afghanistan, Iran e Turchia. Le sfide poste dall’ambiente naturale sono significative in quanto il sistema di trasmissione dovrebbe attraversare montagne, altipiani e deserti, ma il potenziale rinnovabile aumenterebbe.
Lo studio rivela che il collegamento potrebbe costare tra 15 e 28 miliardi di euro a seconda della rotta scelta, del numero di paesi attraversati e dalla necessità o meno di costruire costosi cavi sottomarini.