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Cina leader delle rinnovabili? In realtà spreca fino al 50% della produzione

Greenpeace lancia l’allarme: reti poco flessibili e la priorità concessa alle centrali a carbone stanno facendo sprecare alla Cina importanti quote di produzione verde

Cina leader delle rinnovabili? In realtà spreca fino al 50% della produzione

 

(Rinnovabili.it) – Le analisi di mercato continuano a ribadirlo ormai da più di un anno: la Cina è diventata il paese numero uno per le energie rinnovabili. Una leadership mondiale conquistata grazie al numero di investimenti attirati e a impressionanti trend di crescita della capacità eolica e solare. Solo nel comparto fotovoltaico a fine 2016, risultava una capacità totale istallata di 77.42 GW, di cui 30 aggiunti nell’ultimo anno. Pari a una crescita del 125% su base annua.

 

>>Vedi anche: La corsa verde della Cina, 361 ml nelle rinnovabili<<

 

Peccato che alla fretta di sviluppo degli impianti rinnovabili non coincida quella della rete elettrica. Come evidenziato in passato gruppo d’analisi IHS, tra progetto sulla carta e distribuzione dell’energia c’è un divario per ora difficilmente colmabile. Sulla questione torna oggi anche Greenpeace rivelando che i tassi di energia eolica e solare sprecati a livello nazionale stanno rapidamente aumentando. Le cause? Molteplici, prima fra tutte una rete elettrica poco flessibile progettata esclusivamente per le grandi centrali fossili. Il governo ha promesso nel 2016 di migliorare quello che ha definito il “ritmo” di costruzione di linee di trasmissione al fine di evitare la cosiddetta “curtailment” (letteralmente “riduzione”), che si verifica quando la rete non è in grado di assorbire l’energia generata dagli impianti rinnovabili, che devono pertanto essere tagliati fuori.

 

Un ruolo attivo lo giocano anche le centrali termoelettriche a carbone, a cui è tuttora assegnata la priorità di accesso alla rete, e la mancanza assoluta di qualsiasi misura punitiva nei confronti del curtailment. Questo ha fatto sì che lo scorso anno la Cina registrasse un tasso di riduzione per l’energia del vento pari al 17 per cento (più del doppio di quello del 2014). In altre parole il 17 per cento dell’energia prodotta è andata sprecata. Nella sola provincia nord-occidentale del Gansu, la perdita è arrivata al 48 per cento. Un discorso non troppo diverso si può fare con il fotovoltaico, il cui curtailment è raddoppiato in un solo anno: oltre il 30 per cento della potenza solare disponibile nel Gansu e nella vicina Xinjiang non è riuscita a raggiungere la rete.